qualcosa di serio. E’ vero già mi occupo di sport in un giornale, la radio però è diversa. Il giornalista si trova a scrivere la quotidianità su carta, in forma privata, e, molto spesso, non ha occasione di confrontarsi con i propri lettori. Puoi avere successo, scrivere bene e farti conoscere, ma sei comunque la firma in fondo a delle belle parole. Prendo con serietà e responsabilità ogni mio incarico, il giornalismo non fa esclusione. Ammetto che, però, la radio è qualcosa di speciale. La tua voce arriva all’orecchio altrui, puoi comunicare qualcosa direttamente. Oggi, sempre più un’utopia. Siamo ormai in un contesto, dove tutti taggano, twittano e chattano. Me compreso. Sono anche uno di quelli ancora capaci di emozionarsi, sentendo un bel discorso, di quelli che ti escono una o due volte nel corso della vita. Di quelli che, quando hai finito, dici: “Che m’è uscito da quella bocca!”. Esatto, io ho deciso di avventurarmi nella radio, proprio alla ricerca di quegli istanti. Si può parlare di tutto, dipende come lo si fa. Quello a cui aspiro, e ci vogliono anni, è arrivare al punto in cui riuscirò a strappare un sorriso o una lacrima a quella vecchia che sente il programma in un bar, all’automobilista incazzato di turno che, mentre sta mandando a quel paese quello che gli ha appena tagliato la strada, si ferma un attimo stupito e dice: “Questo è davvero grande, chissà che programma è?!”. Magari, il tutto condito da grasse risate. Insomma, brividi forti per me. Arrivo al punto.
Appena arrivato in radio, eccitato come un bambino, partecipai alla prima riunione di redazione. Manuel mi ribadì il nome della radio, che già sapevo, mise le cose nero su bianco. Radio FinestrAperta. Quello che non sapevo ancora, e mi aprì un mondo, era il claim della radio. La sua etichetta. Un esempio per tutti: radio Globo, più musica a Roma. Questo è: poche parole, dopo il nome, a descrivere il tutto. Tre parole (4 nel caso di Globo) dicono perché esisti. Il nostro è, come spero ormai saprete in molti:radio FinestrAperta, una corrente diversa. Semplice, chiaro, unico. Wow, pensai, d’impatto e deciso quanto basta. Da lì, cominciarono a viaggiare i miei pensieri. Una corrente diversa?? Ma perché, perché?? Non può riferirsi solamente al fatto che sia la radio della UILDM (Unione, Italiana, Lotta alla Distrofia Muscolare) e quindi la diversità, per forza di cose, è ciò che risalta di più. Dopo qualche tempo, oltre ad aver imparato l’esatta pronuncia di UILDM (Uildèm, Massimo apprezzerà di certo), ho capito a cosa si allude. O meglio, io sono riuscito a dargli questo significato. Una corrente diversa siamo, o forse dovremmo essere, tutti noi. Dare una diversa visione, rispetto a quello che ci accade, uscire dal pantano della routine. Provare ad ascoltare quello che ci vogliono dire, una volta tanto. Non lo fa più nessuno. Prendere in considerazione, un diverso punto di vista. La nostra voce non può essere sempre considerata solo rumore. Non mi riferisco esclusivamente all’etere radiofonico. Diciamo che è uno spunto, va. Detto questo buon week-end a tutti, ci sentiamo ogni mercoledì.