Dal 25 luglio al 5 agosto 2015 è andata in scena a Los Angeles l’edizione estiva degli Special Olympics. Quest’anno l’evento ha assunto una visione particolare, da non attribuire però unicamente alla realtà dei Giochi stessi: il mondo della comunicazione – televisione, radio e web – ha seguito appassionatamente queste olimpiadi, risaltando più volte gli aggiornamenti che provenivano dall’altra parte del mondo. Come nel tennis e nel basket, anche qui l’Italia si è fatta valere in senso positivo, portando a casa un numero considerevole di medaglie. La manifestazione sportiva però ha dato anche particolari temi su cui riflettere: qui gli atleti non hanno grandi sponsor alle spalle, il nostro paese non è attrezzato ad accogliere iniziative sportive di questo tipo e bisogna migliorare il tipo di cultura a cui siamo abituati. Come vedete, tanti sono i temi da approfondire, e da soli non possiamo farlo. Per questo motivo, abbiamo intervistato il Professor Alessandro Palazzotti, Vicepresidente degli Special Olympics Italia.
Può spiegarci in poche parole cosa sono gli Special Olympics?
Special Olympics è un programma internazionale di allenamenti e competizioni atletiche per persone con e senza disabilità intellettiva. Diverse sono le discipline sportive caratterizzate dallo Sport Unificato, attraverso le quali Atleti con e senza disabilità intellettiva giocano insieme, nella stessa squadra, per mirare alla creazione di una nuova visione globale di inclusione sociale. Lo sport, offrendo continue opportunità di dimostrare coraggio e capacità, diventa un efficace strumento di riconoscimento sociale e di gratificazione. Può essere palestra di vita che offre agli Atleti Special Olympics la possibilità di valorizzare le loro diverse abilità e di spenderle produttivamente nella società. Si tratta di un messaggio di grande speranza rivolto a milioni di persone, ai loro familiari e alla comunità tutta. Special Olympics Italia, riconosciuta quale Associazione Benemerita dal Coni e dal Cip, è presente in Italia da trent’anni e opera in tutte le regioni. Sono presenti in tutta Italia Team Special Olympics che preparano gli Atleti nei seguenti sport: atletica leggera, badminton, bocce, bowling, calcio, canottaggio, ciclismo, corsa con le racchette da neve, equitazione, floor hockey, ginnastica, golf, nuoto, pallacanestro, pallavolo unificata, rowing, sci alpino, sci nordico, snowboard, tennis, tennis tavolo e triathlon. Sono 14.662 gli Atleti e 10.210 i volontari che ogni anno contribuiscono all’organizzazione di 312 eventi. La fondatrice di Special Olympics è Eunice Kennedy, che nel 1968 diede il via ufficiale al movimento con i Primi Giochi Internazionali di Chicago. Oggi Special Olympics è riconosciuto dal Cio (Comitato Olimpico Internazionale) e i suoi programmi sono adottati in più di 170 Paesi. Si calcola che nel mondo ci siano 4.427.447 Atleti più di 4.000.000 i membri di famiglie e 1.364.144 i volontari che ogni anno collaborano alla riuscita di 81.129 grandi eventi nel mondo. Per quanto riguarda gli eventi Special Olympics in Italia, ogni anno organizzazione di Giochi Nazionali Estivi e Invernali oltre a numerosi eventi di carattere regionale e locale. Mentre gli eventi Special Olympics nel mondo, si svolgono i Giochi Mondiali ogni due anni alternato tra Estivo ed Invernale nel mezzo Giochi Europei.
Quest’anno i Giochi hanno coinvolto circa 7.000 atleti, 3.000 coach e 30.000 volontari da 170 paesi. Vi aspettavate questa grande affluenza?
Le convocazioni per gli eventi internazionali e di conseguenza la conoscenza dei numeri degli Atleti, coach e volontari relativi ad ogni singola Delegazione/Paese vengono effettuate diversi mesi prima (per la Delegazione Italiana sono state diramate a settembre dello scorso anno) pertanto si era già preparati ad una grande affluenza in questi termini (numeri che generalmente accomunano, in generale, tutte le edizioni dei Giochi Mondiali). Los Angeles ha rappresentato un ritorno alle origini dato che il Movimento Special Olympics, fondato da Eunice Kennedy, è nato proprio negli Stati Uniti ed ha già da tempo raggiunto un fortissimo livello di attenzione e conoscenza. Ciò di cui invece non ci aspettavamo in questi termini era l’attenzione che le televisioni e la stampa italiana in generale avesse potuto riservare (diamo atto del grande lavoro fatto in questo senso) a tale evento (seguito da Sky, Rai e dalle principali testate nazionali; oltre alle numerose pubblicazioni a livello locale). Aspettative moderate dovute dal fatto che rispetto ad altri paesi, anche per differenze culturali, in Italia non si è ancora raggiunta, a livello generale, un’adeguata conoscenza del Movimento.
Palazzotti: ”Non ci aspettavamo questa grande attenzione da parte della televisione e stampa italiana”
Per quanto riguarda la sezione italiana, 101 atleti hanno partecipato agli Special Olympics, portando a casa un numero considerevole di medaglie. E’ stato raggiunto l’obiettivo sportivo prefissato prima dell’inizio della manifestazione?
E’ innegabile che ogni Atleta, come qualsiasi altro sportivo, punti, durante le competizioni, alla vittoria, o comunque al raggiungimento di una medaglia. Ma a differenza di altri eventi o manifestazioni sportive, in Special Olympics per la forza ed il valore che lo sport assume come strumento di inclusione sociale è la partecipazione all’evento a rappresentare la vittoria più bella, il riconoscimento, attraverso la convocazione, di un lavoro svolto con impegno e determinazione durante gli anni di allenamenti nei propri team di appartenenza e le partecipazioni ai Giochi Nazionali e Regionali. Il salire sul podio rappresenta un valore aggiunto, un’opportunità per gioire nuovamente ma non l’unico fine. Emblematico a riguardo è il giuramento dell’Atleta Special Olympics: “Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze”. Ciò significa che la vera vittoria è quella di spingersi oltre le proprie possibilità migliorandosi costantemente nel tempo; raggiungere la consapevolezza di aver dato tutto durante la gara. Non solo, la possibilità di partecipare ad un evento che attraverso lo sport permette loro di allargare i propri orizzonti visitando un nuovo paese, prendendo, per alcuni di loro, l’aereo per la prima volta, sentirsi parte integrante della società, stringere amicizie e soprattutto fare passi avanti verso la ricerca di un’autonomia. Una gara di Sport ma anche di vita che gli Atleti fanno innanzitutto con se stessi. Al ritorno dai Giochi Mondiali sono molti gli Atleti che sono stati ricevuti da Comuni, Scuole etc per celebrare le proprie vittorie, un’occasione per essere loro stessi testimonial di Special Olympics diffondendone i valori.
Molti giornali, riviste e siti online hanno focalizzato la faccenda sulla natura prettamente umana di questi atleti. Siamo di fronte a sportivi che non vengono pagati milioni di euro grazie agli sponsor, ma a persone che basano le loro esperienze sull’amore per lo sport. A suo avviso, è questa la chiave di lettura principale degli Special Olympics o ce ne sono altre da approfondire?
Siamo di fronte a sportivi che non vengono pagati milioni di euro dagli sponsor così come a persone che basano la loro esperienza sull’amore per lo sport. Nella forza e nei valori l’Atleta Special Olympics è posto sullo stesso piano di qualsiasi altro Atleta di qualsivoglia federazione. Lo sport come motore trainante diviene allo stesso tempo uno strumento che consente loro di crescere sotto altri punti di vista; un mezzo quindi non per arricchirsi economicamente ma per arricchire il percorso di crescita nello sport così come nella vita (per gli Atleti così come per i Partner/Atleti senza disabilità intellettiva).
Come si sente di valutare l’attenzione dei media nei confronti degli Special Olympics 2015?
Buona!
In un post sulla pagina Facebook Special Olympics Italia è stato scritto quanto segue: “Se qualcuno del Comitato Promotore di Roma 2024 fosse venuto a dare un’occhiata al livello spettacolare di impianti esistenti durante i Giochi, si renderebbe conto dell’arduità dell’impresa e dell’enorme straordinario sforzo che Roma, il Lazio ed il nostro paese deve fare per competere alla pari di realtà come Los Angeles”. Crede che questo discorso sia legato alla poca cultura diffusa in Italia?
La carenza notevole di impiantistica sportiva delle Città Italiane e della Capitale in particolare rispetto ad altri Paesi è dovuta a due fattori: la scarsa cultura relativa ad identificare lo sport come fattore di benessere individuale e sociale e l’incapacità di programmare e pianificare gli interventi pubblici, stimolando e coinvolgendo anche l’iniziativa privata su temi di interesse pubblico. Sulla prima tematica sarà sufficiente dire che per molti anni lo sport è stato identificato come un fenomeno elitario e comunque di interesse quasi esclusivamente agonistico. Solo di recente si sta imponendo il concetto di sport come attività utile alla formazione e all’educazione dei giovani, al mantenimento della forma e della salute per adulti ed anziani. In molti casi e fino a qualche decina di anni fa le scuole sono state pensate e realizzate prive di palestra o con strutture inadeguate e poco funzionali. Una triste eredità che ancora ci portiamo dietro. Per quanto riguarda l’impiantistica sportiva idonea per eventi e manifestazioni è mancata qualsiasi programmazione da parte di Enti Locali, Regionali o Nazionali, con scarsa o nulla conoscenza dell’esistente, ma, ed è ancora più grave, nessuna percezione dei veri bisogni della cittadinanza. Spesso e volentieri si è andati dietro a richieste estemporanee, legate ai successi sportivi di una squadra o di qualche personaggio, con la costruzione persino di alcune cattedrali nel deserto, o, più spesso, di impianti difficilmente gestibili una volta che lo sponsor di turno avesse cambiato l’orientamento dei propri investimenti. Il raffronto con Los Angeles, allo stato attuale, e’ assolutamente impietoso. Con due enormi Università-Colleges, con migliaia e migliaia di alloggi vicini ad impianti di primordine, numerosi ed iper-capienti. Centri Congressi galattici in grado di ospitare tutte le iniziative di contorno e la miriade di uffici necessari ad assistere ed organizzare la manifestazione. Per non parlare della fluidità delle strade, delle metropolitane e dei collegamenti. Insomma, per riprendere l’argomento proposto, per battere la concorrenza olimpica occorre non poter contare solo sui fasti e sugli impianti del ’60 ma mettere immediatamente mano ad un piano di realizzazioni concrete e di investimenti tali da poterci presentare al confronto in modo dignitoso ed onorevole.
Ultima domanda di carattere musicale. La cantante canadese Avril Lavigne ha scritto, composto e cantato Fly, la canzone ufficiale dei Giochi di quest’anno. Pensate che il brano rispecchi completamente la realtà degli Special Olympics?
Il testo è stato fatto proprio ispirandosi alla tenacia ed alla determinazione degli Atleti Special Olympics quindi chiaramente rispecchia lo spirito del Movimento non solo per ciò che concerne la parte sportiva in termini di competizione.
Per approfondire la realtà di Special Olympics Italia vi rimandiamo al sito www.specialolympics.it. Invece, per visionare le medaglie ottenute dai nostri azzurri, basta cliccare qui.
Articolo e intervista a cura di Angelo Andrea Vegliante