“Gli americani: mangiano gli spaghetti in scatola…”. Accompagnati da strani regali (latte condensato, uova in polvere, chewing gum ) i liberatori statunitensi furono accolti, almeno sul piano gastronomico, con sospetto, gente che godeva di grande abbondanza ma che trattava il cibo come un prodotto industriale qualsiasi, alla stessa maniera delle automobili, e che non riconosceva la superiorità degli alimenti freschi. Possiamo dire che il cibo in scatola entrò nelle cucine ma ci avrebbe messo ancora molto ad arrivare sulle tavole. Il tonno in scatola, i pelati, e per preparare qualche pranzo o cena alla scelta anche le scatolette di carne,Simmenthal o argentina. Eppure, contrariamente a quello che molti pensavano, non si trattava di una novità portata dalla guerra. Anche in Italia l’uso delle scatolette è più antico di quanto spesso si immagini: è negli anni dell’unificazione che il piemontese Francesco Cirio lanciò prima i piselli poi i celebri pelati in scatola, che avrebbero avuto fama internazionale. Ed è negli anni Venti che l’azienda milanese Sada lanciò la Simmenthal, basata su un brevetto originale che usava il brodo della carne lessata per formare la gelatina.
Il cibo in scatola è sulle nostre tavole da sempre, questa settimana a “Felici a Tavola” – la trasmissione condotta da Andrea e Fabio su Radio FinestrAperta – vedremo se effettivamente i cibi gli alimenti in scatola sono una risorsa e un’innovazione oppure presentano delle criticità. Come ogni giovedì, a partire dalle 11.30, su www.finestraperta.it, gli interventi in puntata saranno accompagnati dalla lettura di documenti autorevoli in fatto di alimentazione e benessere. Infine, la rubrica “La Buona Ricetta”
proporrà un modo differente di preparare le insalate. Un’ottima alternativa a pasti elaborati con l’arrivo della bella stagione.
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