Incastrare presunti malfattori fotografandoli ed esponendoli su una app per smartphone è ora possibile. Poco importa se siano colpevoli o meno
La lotta ai borseggiatori di Roma si arricchisce di un nuovo strumento tecnologico: l’applicazione gratuita Pickpocket Alert, che consente agli utenti di segnalare in tempo reale la presenza di presunti borseggiatori sui mezzi pubblici. Grazie a una mappa interattiva, le notifiche avvertono della presenza di malintenzionati, permettendo di adottare le necessarie precauzioni. Altre funzioni della app permettono di fornire un identikit del sospettato, di caricarne le fotografie e di descrivere il tipo di truffa, regalando dopamina da gamification agli improvvisati investigatori da smartphone. L’app ha già raccolto circa 3mila iscritti e in pochi giorni è diventata così popolare da valicare i confini della Capitale, arrivando anche a Milano.
Ho deciso di scaricarla per comprenderne il funzionamento, e l’esperienza mi ha messa a disagio, e non solo per le notifiche che arrivano copiose. Dopo aver inserito la città e concesso l’autorizzazione alla geolocalizzazione, ho potuto scorrere tra numerose segnalazioni che riempiono la mappa di avvisi su borseggiatori in stazioni vicine. Pur non avendo mai vissuto direttamente tutti questi pericoli apparentemente invece tanto diffusamente presenti attorno a me, sembrerebbe invece che la loro presenza sia infestante. Ogni stazione appare come un terreno di caccia e in quella sotto casa mia – mi avvisa la app – ci sono già sei borseggiatori appostati.
Sì, tra le foto caricate, sono riconoscibili, a chi frequenta Roma, le giovani zingarelle con la coperta sul braccio. In questa aporofobia dilagante è sottile il confine tra sospetto “legittimo” e pregiudizio puro, il rischio di etichettare come ladro chi appare diverso è tangibile. Le linee guida dell’app invitano infatti a non fare segnalazioni infondate. Sulla bacheca dell’app, il messaggio ufficiale dallo sviluppatore auspica che i legislatori si sveglino e quello firmato Developer augura a tutti gli utenti un sereno Natale “al sicuro”.
Eppure il 2 gennaio scorso un uomo è stato pestato alla stazione Barberini dopo essere stato segnalato tramite l’app. Uno degli utenti scriveva: “Guardate bene le foto, questo è uno dei tanti sudamericani borseggiatori particolarmente attivi sulla metro A”. Seguivano commenti entusiasti inneggianti alla violenza: “Quello che gli hanno fatto è anche poco” e richieste di espulsione dal Paese.
La app dunque aiuta i membri sani della società, quelli che lavorano e rispettano la Legge, a sorvegliare gli scarti umani, per dirla con le parole di Zygmunt Bauman. E, mentre dal punto di vista tecnologico essa rappresenta un modestissimo segnale di progresso, la sua diffusione parla invece del grande malessere di un Paese impaurito e vendicativo che, nella sua incapacità di riconoscere e le cause strutturali delle disuguaglianze, si illude di essere ricco, mentre il suo sistema sociale è invece molto fragile e contraddittorio. Come cantavano i 99 Posse in CommunTwist, “Il nemico del povero è il più povero e così all’infinito”.
E noi, tra illusione e paranoia, saremmo capaci di caricare su questa app l’identikit di quel nemico invisibile che ci deruba della sicurezza collettiva? Probabilmente no, anche perché chi scippa certezze e prospettive non viaggerebbe mai in un sovraffollato vagone della metropolitana.
(Irene Tartaglia)