Siamo tutti chiamati a contribuire segnalando barriere architettoniche e luoghi accessibili
WeGlad, più che una app, è una community di persone che mappano l’accessibilità di strade e luoghi aperti al pubblico. Si prefigge di creare un cambiamento culturale, normativo e reale che porti all’abbattimento delle barriere, attraverso le interazioni dei suoi utenti.
Quando una persona incontra un ostacolo può aprire l’app WeGlad e mapparlo, indicando attraverso dei tag che tipo di barriera sia, postando in aggiunta, se vuole, delle foto e descrivere nel dettaglio in che modo essa abbia ostacolato il proprio passaggio. Basta potersi geolocalizzare e si potrà effettuare la mappatura. Viene utilizzata in tutta Italia, ma sono state segnalate, con essa, anche barriere presenti in altre nazioni.
Lo scopo è quello di fornire alle persone con difficoltà motorie tutte le informazioni che necessitano per decidere liberamente se un posto è accessibile per loro o meno.
L’intera start up, la cui idea è nata dalle esperienze personali di Paolo Bottiglieri e Petru Capatina, che attualmente ne è AD, si basa sul seguente concetto: dare alle persone i dati che gli servono per scegliere se muoversi, se andare in un posto o meno, le modalità e i tempi specifici in cui farlo. Questa scelta è ciò da cui nasce la libertà che per sua natura deve passare attraverso il filtro dell’accessibilità. Accessibilità come astratto eterogeneo e dinamico, che è e rimane fonte di empowerment e di libertà per le persone con disabilità. Hanno fatto propria la consapevolezza che l’accessibilità deve avere al proprio centro la persona, per essere vera e che quello che è accessibile per una, non necessariamente lo è per l’altra. Principi, questi, che applicano anche nella progettazione, in continua evoluzione e miglioramento, della stessa applicazione. Essa, infatti, è sviluppata in co-design con i suoi utenti e con coloro che conoscono e vivono il problema di trovarsi in un habitat che ponendo limiti e barriere impedisce loro di godere dei propri diritti e della possibilità di stabilire in quali luoghi recarsi.
Centralità riconosciuta anche nel simbolo della società: i gladiatori, così vengono chiamati coloro che entrano nella community e che utilizzano i dati raccolti. Questo perché loro, come i combattenti dell’antica Roma, si trovano in un ambiente che li obbliga a lottare per la propria libertà e rimangono combattivi.
WeGlad non si propone solamente di mappare le barriere, ma vuole far diventare i dati raccolti uno strumento di cambiamento: ha tra i suoi obiettivi quello di trasmetterli alle municipalità e di usarli per migliorare le pianificazioni per l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma anche per spingere i locali e le realtà aperte al pubblico a dichiarare reali informazioni sulla loro accessibilità. Esclusivamente per poter garantire alle persone con disabilità quella libertà di scelta, di mobilità e di autodeterminazione riconosciuta a tutti.
Ma non è tutto: attraverso degli strumenti di gioco che stanno inserendo nell’app, i creatori e lo staff vogliono coinvolgere tutti nell’attività di mappatura. “Vogliamo far scendere tutti nell’arena, affinché, questa non esista più. È nostro desiderio far sì che l’ambiente si prenda le proprie responsabilità delle barriere che crea, che si capisca che è una responsabilità collettiva”, ci dice Paolo Bottiglieri
In questo senso, non manca l’impegno per sensibilizzare ed educare sulle questioni attinenti alla disabilità e ai diritti delle persone con disabilità. “WeGlad vuole abbattere anche le barriere mentali, da cui derivano quelle fisiche. Un nostro utente ci ha detto ‘Quando vedo un gradino o una barriera, penso che la mia presenza non sia stata considerata’. Con la nostra comunità aspiriamo a un cambiamento culturale, di mentalità che sia inclusivo, che aiuti a considerare le necessità di tutti dall’inizio”.
WeGlad è diventata anche uno strumento utile per architetti, designer, proprietari e gestori di locali, per imparare e abbattere le barriere nei luoghi di loro competenza.
Il prossimo passo sarà rendere possibile indicare se un luogo è accessibile per le persone con disturbo dello spettro autistico
Finora la città più mappata d’Italia è Milano, questo grazie ad una stretta collaborazione tra delle società e il gruppo della start up, la quale sta lavorando con le amministrazioni pubbliche, e anche impegnandosi per creare e rafforzare proprie collaborazioni con le associazioni delle persone con disabilità, al fine di rendere le città e i luoghi accessibili.
(Articolo di Elisa Marino)