Intervista a 360 gradi ad Alessio Tavecchio, motivatore con disabilità e ideatore di numerosi progetti a carattere sociale
Lo avevamo conosciuto un paio d’anni fa come campione paralimpico di nuoto, ma avevamo già intuito che Alessio Tavecchio fosse molto di più. Cogliamo l’occasione della sua nomina a Cavaliere all’Ordine del Merito della Repubblica Italiana, per farci raccontare i numerosi progetti della sua Fondazione omonima e tanto altro.
Come ti definiresti con una parola?
“Bella domanda. Per usare una parola, direi ‘avventuriero’, alla ricerca del senso della vita e della forza dentro di noi. Non mi piace la vita statica”.
Sei stato recentemente insignito dell’onorificenza come Cavaliere all’Ordine del Merito della Repubblica Italiana, congratulazioni! Com’è andata?
“Il Prefetto di Monza, che mi ha conosciuto ad un evento tre anni fa, ha continuato a seguirmi e poi mi ha segnalato al Presidente della Repubblica, che mi ha scelto. Inizialmente mi sono sentito imbarazzato, ora sono entusiasta, questo riconoscimento mi ha dato una spinta in più a proseguire la mia missione, ancora più coraggioso ma sono rimasto l’Alessio di prima”.
Hai creato la Fondazione Alessio Tavecchio Onlus. Come nasce e a chi si rivolge?
“Dopo l’incidente in seguito al quale sono su una sedia a ruote, ho trovato il modo di reagire. Ho pensato che quello che mi è successo non è una sfiga o un castigo, ma un’occasione di scoprire qualcosa che non avrei mai scoperto da in piedi, come ad esempio talenti diversi. Così ho deciso di non subire l’esperienza, ma di condividerla con gli altri trasformandola in opportunità lavorativa. ‘Progetto Vita‘ sono percorsi multidisciplinari formativi sulla sicurezza stradale, nelle scuole e nelle aziende, anche con team building su progetti con diversity inclusion. In un anno incontro circa 20mila persone tra scuole e adulti”.
Quanto è importante la motivazione?
“È fondamentale. Lo è stata per superare questa prova difficile ed uscirne forse meglio di prima di quando stavo sulle mie gambe, nel rapporto con me stesso, come felicità e realizzazione. La felicità non è nel camminare, nell’avere e nel guadagnare, ma nel rapporto con noi stessi. Prima non mi accettavo, invece ora su una sedia a ruote mi voglio più bene e sono felice per il lavoro fatto sull’incidente a livello di comprensione, accettazione e riscatto, dando valore all’esperienza cercando sempre quella forza che è dentro di noi”.
Cosa rappresentano per te gli ostacoli e le difficoltà?
“Opportunità di crescita. Siamo qui per crescere ed evolverci e lo facciamo attraverso quelle esperienze anche brutte che non sceglieremo mai volontariamente di vivere”.
Quali servizi offre la tua Fondazione per le persone con disabilità e fragilità?
“Il servizio trasporti, in completa sicurezza, dall’estate 2020 è servito anche a portare spese a domicilio, andare a ritirare i referti medici e il ritiro dei medicinali e consegnarli direttamente a casa. Grazie alla campagna di Natale e al contributo di cittadini e alcune aziende siamo riusciti a fare delle spese solidali. Poi abbiamo continuato il servizio con la campagna vaccinale prendendo le persone anziane a casa, accompagnandole nei centri vaccinali e riportandole a casa. Infine la giustizia riparativa che è un servizio che abbiamo sempre portato avanti”.
E dell’Agriparco che ci racconti?
“Nasce perché nella vita ci sono porte che si chiudono e bisogna aprirne altre. Il progetto della Fondazione è quello di aprire un centro polifunzionale che dia la possibilità di includere nel territorio le persone che avevano delle difficoltà: disabili, anziani e disagiati; puntando sulla formazione, sul lavoro, sullo sport e sulla Vita Indipendente. Originariamente il terreno acquistato risultava edificabile, il che ci avrebbe permesso di realizzare un centro un po’ più grande con una parte residenziale, riabilitativa e a destinazione sportiva. Dopo vari cambi di bandiera, l’amministrazione ci ha tolto l’edificabilità. Ma siamo andati avanti costruendo l’Agriparco, che offre formazione sull’aspetto lavorativo della terra attraverso laboratori, anche di cucina e wine school”.
Quali sono i prossimi eventi previsti?
“Purtroppo in Regione Lombardia non sono permessi eventi fino a settembre, ma sul nostro terreno, che è privato, possiamo fare eventi contingentati e statici. Ad esempio l’Agriprimavera: serie di eventi didattici e statici con laboratori con il miele e la sua degustazione per gli adulti, mentre per i più giovani la lavorazione della cera, oppure altre iniziative come ‘Adotta un albero’ o ‘Adotta una vite’, grazie alle quali si ricevono in regalo due vasetti di marmellata oppure il Barbera rosso delle Langhe torinesi che abbiamo trapiantato e che a Monza mancava da centocinquant’anni”.
C’è un messaggio che vuoi lasciare ai lettori?
“Credo in un mondo migliore e credo che per raggiungerlo non ci si debba lamentare, ma trasmettere il proprio esempio alle persone che sono legate a noi e che ci circondano. L’esempio di dare valore e rispetto alla propria vita e a quella altrui. Credo che se questo principio fosse al primo posto, prima di soldi, potere, comando eccetera, vivremmo in un mondo migliore”.
(Lucia Romani)