Ecco la Strategia Europea per i Diritti delle Persone con Disabilità, ovvero i buoni propositi dell’UE per i prossimi dieci anni
La Strategia Europea per i Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030, dettata dalla Commissione Europea ed inaugurata lo scorso marzo, chiede cambiamenti definitivi nei prossimi dieci anni. Gli Stati membri sono obbligati ad impegnarsi in ogni settore per eliminare discriminazioni ed esclusioni che rivelano il volto arretrato dell’Europa, anche in cifre: più di 1 milione di bambini e di adulti in condizione di disabilità sotto i sessantacinque anni vive negli istituti; l’occupazione delle persone con disabilità è al 50,8%, contro il 75% dei lavoratori non disabili; il 27,8% delle persone con disabilità è a rischio di povertà ed esclusione sociale; il 20,8 % degli studenti con disabilità abbandona precocemente la scuola; soltanto il 16% delle persone con disabilità ha pieno accesso alle nuove tecnologie di comunicazione.
Perciò nel 2021 la Commissione istituisce la Piattaforma sulla Disabilità, impegnandosi a nominare dei “Coordinatori della Disabilità” in tutte le Istituzioni e le Agenzie comunitarie.
Nel 2022 lancerà il centro di risorse europeo (AccessibleEU), per una cooperazione costruttiva tra autorità nazionali, professionisti di tutti i settori, associazioni per la difesa dei diritti delle persone con disabilità. Per una reale parità di trattamento in ambiti come giustizia, istruzione, cultura, sport, turismo, sanità, la Strategia spinge gli Stati a definire e condividere “Percorsi verso la vita indipendente” (entro il 2023), servizi sociali qualitativamente migliori (entro il 2024), iniziative volte a favorire l’inclusione.
L’Unione Europea dovrà favorire l’occupazione delle persone con disabilità nelle proprie sedi istituzionali; la Commissione redigerà una guida per le buone prassi elettorali (in tempo per le elezioni del 2023), sebbene il Cese (Comitato Economico e Sociale Europeo) chieda di modificare la legge elettorale, definendo meccanismi di suffragio diretto e segretezza del voto, affinché tutti gli elettori con disabilità possano effettivamente votare.
La “UE Disability Card”, già sperimentata in otto Paesi dell’Unione (Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Malta, Slovenia, Romania e Italia), rilasciata dall’Inps su richiesta in Italia e che dal 2023 sarà estesa in tutta l’Unione, costringerà i Paesi ad uniformare il sistema delle tessere nazionali. Questo servirà a consentire il riconoscimento automatico dei diritti connessi alla condizione di disabilità e ad assicurare libertà di circolazione e di soggiorno per motivi di studio, lavoro o turismo, agevolazioni tariffarie, diritto all’indipendenza ed alla partecipazione attiva alla vita culturale nella Comunità Europea. Condizione fondamentale sarà che “accessibilità” ed “inclusione” – come auspicato da Ursula von der Leyen, nella Giornata Europea delle persone con Disabilità – sappiano andare di pari passo.
Riferendosi alla Convenzione Onu emanata nel 2006, la Presidente della Commissione Europea proclamava la “Union of Equality” (“Unione dell’Uguaglianza”) e annunciava l’odierna strategia rafforzata, inaugurava l’Access City Awards, un premio per le città europee capaci di distinguersi per ambienti accessibili ed inclusivi. Inoltre affermava: “È nostro dovere, in quanto comunità, garantire alle persone con disabilità la piena partecipazione alla società, su un piano di parità con gli altri”.
Considerando anche i rischi dello svantaggio multiplo affrontati da donne, bambini, anziani, rifugiati con disabilità e persone con difficoltà socio-economiche, la Strategia richiederà due profonde trasformazioni: la “de-istituzionalizzazione” delle persone ricoverate negli istituti ed un eccezionale lavoro di coordinamento tra gli Stati sulle riforme sanitarie nazionali.
In linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, la Commissione Europea sta finanziando i piani d’azione nazionali in parte mirati al superamento di qualsiasi forma di discriminazione, o limitazione nell’UE, per le persone con disabilità.
Anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano, presentato lo scorso 30 aprile, è condizionato dai risultati e dal superamento di quei limiti che – per ignoranza, esclusione, discriminazione o infrastrutture e i servizi assai carenti – le persone con disabilità vivono nel nostro Paese ogni giorno.
Con 191,5 miliardi concessi all’Italia per interventi su digitalizzazione, semplificazione, transizione ecologica ed inclusione sociale, particolare attenzione il PNRR pone alla rimozione di barriere architettoniche e sensoriali nei luoghi di cultura, alla mobilità del trasporto pubblico locale, specialmente ferroviario, ai servizi sociali e sanitari, a ridurre il divario territoriale in materia di infrastrutture digitali, alla presenza di comunità domiciliari, ad infrastrutture che consentano la vita autonoma.
Ora, a conti fatti, non ci resta che aspettare e vedere se gli obiettivi saranno centrati.
(Giuseppina Brandonisio)