La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, fatto mai accaduto in precedenza, ha condannato l’Italia per la violazione del diritto allo studio di uno studente con disabilità, rifacendosi alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo
Quando si tratta di diritti dell’essere umano, la Corte Europea interviene come ente “super partes” ed insindacabile ad emettere sentenze che non lasciano spazio ad interpretazioni o fraintendimenti.
Nello specifico, questa volta, è stato il Bel Paese ad essere dichiarato colpevole per non avere fornito un’adeguata assistenza scolastica ad una minore con una forma di autismo, nei primi anni della scuola primaria (qui il testo della sentenza).
L’inosservanza constata dalla CE è relativa all’articolo 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (Divieto di discriminazione), insieme con l’articolo 2 del Protocollo Addizionale n. 1 alla stessa (Diritto all’istruzione), rilevando il carattere discriminatorio della mancata assistenza. Nella fattispecie, la Corte Europea ha evidenziato quanto l’assistenza scolastica richiesta dalla ricorrente le sarebbe spettata di diritto ed, inoltre, quanto questa omissione abbia prodotto effetti nefasti su una minore nei primi e fondamentali anni di scuola primaria.
L’Italia non brilla per sostegno all’istruzione e le diatribe accesissime di questi giorni ne sono una prova tangibile.
Secondo la ministra Azzolina si potrebbe cominciare dalla riduzione del numero di alunni per aula: “So per esperienza – afferma Azzolina in un’intervista al Fatto Quotidiano – che è difficile lavorare in classi di ventotto o trenta persone, ancora di più se ci sono ragazzi con disabilità o bisogni educativi speciali. Ci sono norme molto belle che prevedono la personalizzazione dell’insegnamento in base all’alunno, ma insegnare in trenta modi diversi è difficile. È chiaro che non è una misura immediatamente realizzabile, ma si può iniziare”. La ministra del Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) conferma di avere “inserito nel Milleproroghe l’obbligo di non avere più di venti studenti in una classe in cui ci siano disabili, spero il Parlamento condivida. Un primo passo verso la totale abolizione delle classi pollaio, per cui serve tempo”.
Intanto Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori) dichiara: “Dopo che nell’ultima Legge di Bilancio non è stato speso un euro per ridurre il numero di allievi per classe, il nostro auspicio è che il progetto della ministra vada in porto: la riduzione del tasso di natalità degli ultimi e dei prossimi anni, permette di ridurre il numero degli alunni per classe senza spendere più di tanto”.
Quella della Corte Europea è una sentenza che segna decisamente una tappa importante verso l’irrobustimento dei diritti delle persone con disabilità nello scenario europeo ed internazionale.
(Giuseppe Franchina)