Pregiudizi e ignoranza minano la convivenza e la pace di ognuno di noi, ma la soluzione è a portata di mano: basta conoscere da vicino ciò che temiamo
Una ragazza straniera viene a scuola, nessuno vuole giocare con lei. Un ragazzo nero viene in città, tutti lo guardano male. Un ragazzo dice che è gay, la sua famiglia gli gira le spalle. Il nuovo capo è una donna, tutti la prendono in giro.
Quando cresciamo, apprendiamo che il meglio che possiamo fare è far parte della società che ci circonda e per questo dobbiamo adattarci, seguire la norma. Tutto ciò che è fuori dal comune rischia di non essere accettato. Gli esseri umani sono sempre stati riluttanti ad avanzare. Le rivoluzioni sociali iniziano con pochi che devono combattere, non solo contro il sistema stabilito, ma contro l’opposizione di tutti coloro che si rifiutano di cambiare. Potremmo chiederci se questo rifiuto del cambiamento sia una questione di istinto o se si tratti di una risposta appresa. Nasciamo con la necessità di avere tutto sotto controllo o la acquisiamo crescendo in una società che rifiuta il diverso?
In realtà, in un certo senso questa domanda non è importante poiché, come esseri umani, abbiamo la capacità di ragionare al di sopra degli istinti, ma anche al di sopra di ciò che abbiamo imparato. Pertanto, non è così importante il motivo per cui rifiutiamo il cambiamento, ma piuttosto la possibilità di decostruire ciò che è stato arrestato e decidere per noi stessi. È qui che entrano in gioco i pregiudizi, quegli strumenti mentali che ci consentono di creare un’idea su qualcosa che non conosciamo ancora. I pregiudizi possono aiutarci, ma possono anche diventare un diavolo che ci parla dalla spalla. Molte volte i pregiudizi provengono da ciò che abbiamo imparato, ascoltato o che ci è stato detto. Quindi è necessario analizzarli razionalmente per decidere consapevolmente se ascoltarli o no.
Alcuni anni fa scoprii qualcosa per me incredibile: i miei genitori mi raccontarono che una mia zia era stata in passato la persona più razzista e omofoba che avessero mai conosciuto. All’inizio non ci credevo. La migliore amica di mia zia era una donna cubana nera, mia cugina era lesbica e lei era stata la zia che mi aveva supportato di più quando avevo rivelato che ero gay. Mi sembrava molto strano. Quindi un giorno le chiesi come mai la sua opinione rispetto alle persone nere e gay fosse cambiata nel tempo, e la sua risposta mi segnò tanto che la scrissi il più fedelmente possibile e ora è un buon momento per usarla:
Quando sei nata in una famiglia povera, in una piccola città e durante una dittatura, è difficile avere un’idea positiva degli omosessuali, che a quel tempo venivano assassinati o rinchiusi in strutture psichiatriche. Era considerata una malattia e nessuno, o pochi, la mettevano in discussione. C’erano pochissimi gay in quel momento. La maggior parte lo nascondeva e i pochi che si conoscevano subivano insulti, percosse… Mio padre parlava di omosessuali e comunisti come se fossero il diavolo e mia madre pregava per le loro anime… I neri non erano il diavolo, erano piuttosto animali. Avevo più di dieci anni quando vidi per la prima volta una persona scura nel porto. Si fermavano tutti a guardarlo come se fosse un orso del circo. Poi iniziarono a parlare del fatto che venivano a rubarci il lavoro, che erano meno intelligenti… Quindi sono cresciuta con queste idee in mente e non ho esitato a ripeterle, perché per me erano verità assolute. Ma la vita mi ha fatto capire che tutto ciò era solo un pregiudizio. Mio fratello è tornato da Cuba sposato con una donna nera. È stato uno scandalo in tutta la città, anche per me, ma dal momento che era mia cognata, ho dovuto fare lo sforzo di accettarla. È interessante quanto velocemente possiamo eliminare i pregiudizi, basta soltanto conoscere le persone. Ora lei è diventata la mia migliore amica, ma non è solo che l’ho accettata, ora non giudico più le persone dal colore della loro pelle, perché non ha senso. Dopo mia figlia mi disse che era lesbica, quindi ho dovuto decostruire tutto quello che avevo imparato prima di riapprendere. Non è un processo facile, ma è possibile. E necessario”.
Ecco come avviene il cambiamento. Non con persone che nascono sapendo cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma con persone che, nonostante siano cresciute con un’ideologia, sono in grado di mettere in discussione le proprie convinzioni e sono disposte a cambiarle se necessario.
Mia zia era razzista e omofoba perché era quello che le avevano insegnato i suoi genitori e la società intorno a sé. La vita le ha fatto capire che ciò che aveva imparato non era vero, ma non dovremmo aspettare che le persone attraversino il nostro cammino per chiederci se ciò che crediamo di loro sia il risultato della paura, del dubbio e dell’odio oppure di questioni razionali e oggettive. È nostro compito analizzarci, sfidare i nostri pregiudizi e offrirci l’opportunità di eliminarli.
Un mese dopo, tutti vogliono giocare con la nuova ragazza, perché fa già parte del gruppo. Dopo alcuni anni, il ragazzo nero è già parte della città. La famiglia accetta il ragazzo gay e la nuova responsabile al lavoro ha messo a tacere tutte le bocche malevole.
È facile odiare o giudicare da lontano, ma quando ci avviciniamo agli altri è difficile continuare a farlo. Il problema è quando le persone continuano ad odiare dopo aver conosciuto, perché allora non è un problema di pregiudizi, bensì un problema di cattiveria cosciente.
(Alfredo del Castillo Ramos)