Piccoli, veloci, divertenti e a volte utili. E il bello è che li può pilotare anche chi ha una disabilità motoria
Sapete tutti cosa sono i droni? Si tratta di velivoli radiocomandati, perciò sprovvisti di pilota. Vengono usati in ambito militare, professionale, civile e privato.
Il loro mercato è in forte crescita. Nel 2024 si stima che l’industria globale legata ai droni varrà oltre 43 miliardi di dollari, dopo aver già generato 14,1 miliardi di dollari nel 2018. Questo specifico mercato crescerà con un CAGR (tasso di crescita annuale composto) del 20,5% fino quasi a triplicare il suo valore nel 2024.
I droni sono “aeromobili a pilotaggio remoto” (APR), cioè apparecchi volanti che però non hanno alcun pilota a bordo, vengono cioè pilotati da un computer di bordo o da un pilota che li guida da remoto con un radiocomando. Vengono anche classificati come sistemi a pilotaggio remoto (SAPR). In modo un po’ approssimativo potremmo dire che sono l’evoluzione tecnologica degli aeroplani telecomandati, anche se in realtà sono qualcosa di molto più sofisticato.
In linea di massima, sono degli “oggetti volanti” che, mediante un piccolo motore, hanno la capacità di volare negli spazi aperti e consentono di effettuare diverse tipologie di operazioni, come fare scatti fotografici oppure trasportare piccoli pesi. Il fatto però che vengano identificati come aeromobili (anche se a pilotaggio remoto) fa subito capire che, indipendentemente dalla posizione del pilota o dell’equipaggio di volo, le operazioni devono rispettare le stesse regole e le procedure degli aerei con pilota.
Solitamente sono dotati di una struttura realizzata con materiali leggeri, in modo tale che questi possano volare senza alcuna complicazione, e da una batteria che alimenta il motore degli stessi droni, ovvero che consente alle eliche di potersi muovere e offrire quindi la forza necessaria al drone per spiccare il volo. Sono disponibili in diverse varianti e versioni, ognuna delle quali si adatta a uno scopo ben preciso.
Come detto, uno degli usi dei droni è quello sportivo. Esistono vere e proprie gare fatte a velocità di 100 chilometri orari, con velivoli comandati con un visore e un comando comodamente seduti su una sedia. Il che ci suggerisce che anche persone con disabilità motoria possono parteciparvi.
Esistono anche modelli particolari, come il drone Airdog 2, che viene usato per gli sport estremi come per le scalate, tramite un guinzaglio virtuale a batteria che gli utenti hanno sul polso. Questo guinzaglio è impermeabile e tiene sempre il tracciamento del pilota tenendo sempre le mani libere: il drone non perderà mai il contatto con il proprietario anche se ci saranno ostacoli come gli alberi. Airdog 2 ha un piccolo schermo LCD retroilluminato, che è visibile anche di giorno e al buio.
Con i droni RC FPV si può praticare uno sport molto competitivo, che si può fare sia in ambienti chiusi che aperti. Ci sono dei veri e propri circuiti per droni, che sfrecciano a velocità di 100 chilometri orari; su questi modelli da gara vengono montate delle telecamere e il pilota ha un visore 3D per il controllo a distanza. Questo sport ha una sua lega, la ”Drone Racing League”, fondata nel 2015 negli Stati Uniti.
Mentre all’estero l’80% delle gare di droni viene effettuato all’aperto, in Italia si può gareggiare solo al chiuso, ma non è l’unica limitazione che i piloti di casa nostra hanno. L’Enac, ente che si occupa in Italia di normare tutto quello che vola, ha stabilito che i piloti di droni si debbano munire dell’attestato di pilotaggio e di aeromodellista rilasciato dall’Aero Club d’Italia, tramite il quale si può ricevere la licenza Fai. In questo settore regolamenti e norme sono in evoluzione, visti i continui emendamenti e cambiamenti nell’attribuzione delle competenze. L’Enac sarà responsabile delle norme fino al 2020-2021, quando entrerà in vigore il regolamento europeo.
(Alessandro Fontanazza)