COVID-19 e migrazioni, contraddizioni che vengono a galla. Le riflessioni di uno studente in questa missiva che riceviamo e pubblichiamo
Andrea Di Stefano
L’epidemia di COVID-19 sta mettendo a dura prova tutto il mondo e sta facendo emergere le contraddizioni del sistema in cui viviamo: in questo sistema, l’uomo e la sua salute non sono messi al primo posto. L’American Scientist, quando l’emergenza era la Sars, scriveva: “Mentre tutto il mondo spende miliardi di dollari in armamenti, non si investe neppure un centesimo di questa somma per accumulare riserve di medicinali allo scopo di combattere l’influenza”. Un monito, quest’ultimo, che avrebbe dovuto mettere in guardia i governi sui possibili rischi derivati dall’imprevidenza. Evidentemente il messaggio non è stato recepito e, di conseguenza, ci troviamo in una situazione tragica. È qui che sta il punto: perché si spendono moltissimi soldi in armi piuttosto che nella sanità? La risposta alla mia domanda è semplice: il business delle armi porta con sé talmente tanti guadagni che non vi si può rinunciare (in Italia per esempio porta da solo oltre 10 miliardi di euro all’anno). In Italia c’è carenza di posti letto, di attrezzature semplici, di protezione individuale (quali mascherine e tute isolanti) e di macchinari per la respirazione artificiale. I nostri governanti sapevano già che in caso di emergenza ci sarebbero state grandi difficoltà ma, nonostante questo, non si è fatto niente. Perché? Perché non conviene investire in qualcosa che non porta guadagni. A pagarne le conseguenze è ovviamente e come sempre la gente, che muore e che sarà costretta a subire le pesanti imposizioni fiscali che questo periodo di enorme spesa pubblica produrrà.
Tutto questo non dovrebbe accadere ma, se non si cambia qualcosa, accadrà sempre. Siamo dentro a un sistema in cui la vita di un uomo ha un prezzo e questo virus è solo una delle tante manifestazioni degli effetti che questa organizzazione sociale produce; un altro esempio recente è il respingimento violento dei migranti da parte della polizia greca. Persone che fuggono dagli orrori di una guerra imperialistica subita, ma non voluta, vengono respinte come fossero bestie. Ci sono stati dei morti e tanti feriti.
Rimanendo sulla questione migratoria, vediamo che la COVID-19 è entrata in gioco anche qui: prima ha rallentato pesantemente le migrazioni verso l’Europa, poi le ha rese indispensabili. Infatti, in Italia come negli altri paesi avanzati, la maggior parte dei lavoratori di settori strategici, quali braccianti agricoli e operai manuali, sono persone immigrate. Ovviamente, con il rallentamento dei flussi migratori, si è verificata una crescente difficoltà nel reperire manodopera in settori indispensabili. Quindi, i governi sono stati costretti a riaprire i flussi migratori interni all’Ue per permettere ai migranti fermi alle frontiere di raggiungere gli Stati che ne hanno bisogno (l’Italia ne ha chiesti 200mila). Chissà come faranno tutti quei politici che sostengono da sempre campagne razziste a difendere l’idea che l’immigrato sia solo un problema e non una risorsa. Anche nella questione migratoria abbiamo conferma del fatto che in questa società tutto gira intorno al profitto: il diritto allo spostamento dei popoli viene affermato solo se va a colmare il bisogno di manodopera a basso costo da parte degli Stati ospitanti.
Non si dovrebbe permettere che il profitto venga messo prima della salvaguardia della vita umana. Non si dovrebbe impedire alle persone di spostarsi liberamente, mettendo invece a rischio la loro stessa vita se scelgono di farlo. Il sistema degli Stati-nazione ed il capitalismo non funzionano più. Bisogna valorizzare gli esseri umani ed il loro lavoro.