In occasione del XLVII anniversario della prima Legge italiana di riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare e istitutiva del Servizio Civile, il Cesc (Coordinamento Enti di Servizio Civile) ha promosso il convegno “Gli attrezzi del Nonviolento – Quali strumenti per la difesa civile non armata e nonviolenta efficace nel mondo di oggi?”
Roma. Al Teatro di Tor Bella Monaca, nella periferia romana, si è svolto il 15 dicembre il Convegno promosso da Cesc e da Cesc Project, in cui si è posto al centro del dibattito sul Servizio Civile Universale il tema della difesa civile nonviolenta.
Convegno animato da Michelangelo Chiurchiu (presidente del Cesc), con gli interventi di Giulio Marcon (portavoce della Campagna Sbilanciamoci!), Mao Valpiana (presidente nazionale del Movimento Nonviolento), Goffredo Fofi (giornalista e critico letterario, teatrale e cinematografico), Mario Pizzola (Obiettore di Coscienza nel 1971, che ha pagato con il carcere il rifiuto al servizio militare), Fabrizio Ferraro (presidente di Cesc Project), Titti Postiglione (direttrice dell’Ufficio del Servizio Civile Universale), Rossano Salvatore (vicepresidente e direttore del Cesc Project).
Il Cesc è stata la prima aggregazione di Enti di servizio civile in Italia, nata il 26 giugno 1982 e fondata da figure di spicco della nonviolenza e del sociale come padre Angelo Cavagna, Edi Vaccaro della Tavola Valdese, don Franco Monterubbianesi fondatore della Comunità di Capodarco, primo ente convenzionato con il Ministero della difesa per ospitare i primi obiettori di coscienza quando la legge ancora non lo permetteva. Giovani carichi di ideali, che da quel momento hanno intrecciato le ragioni del pacifismo e della nonviolenza con la storia del sociale in Italia, come quella del percorso di deistituzionalizzazione delle persone con disabilità.
Il Cesc, di cui Michelangelo Chiurchiu è stato il primo Segretario, nasce con l’idea di orientare e proteggere le esperienze e la cultura del Servizio Civile, raccogliendo il migliore frutto delle lotte dei giovani obiettori, che si rifiutavano di fare il servizio militare, e le migliori energie di quel mondo spesso emarginato in cerca di riscatto sociale.
Il Convegno è stato aperto proprio da Chiurchiu, oggi Presidente del Cesc, il quale ha voluto sottolineare che non si trattava di un raduno di “reduci” ma di una iniziativa fortemente legata a quei valori ancora attuali che hanno mosso i primi obiettori e che devono stimolare le azioni del Servizio Civile di oggi. Valori etici ed identitari, che si riassumono nel prezioso testamento che Don Lorenzo Milani nella sua Lettera ai Giudici ha lasciato non solo ai suoi giovani, ma agli educatori di ogni tempo.
A dar retta ai teorici dell’obbedienza e a certi tribunali tedeschi, dell’assassinio di sei milioni di ebrei risponderà solo Hitler. Ma Hitler era irresponsabile perché pazzo. Dunque quel delitto non è mai avvenuto perché non ha autore. C’è un modo solo per uscire da questo macabro gioco di parole. Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”.
Il Presidente del Cesc ha affermato la necessità della funzione educativa degli adulti e delle organizzazioni come quelle di Servizio Civile, le quali hanno la responsabilità di proporre ai giovani una nuova identità, un nuovo umanesimo planetario (E. Balducci) dove solidarietà, responsabilità personale, l’attenzione alle fasce più deboli della società e la capacità di trasformare i conflitti sostenendo le cause giuste attraverso l’impegno in prima persona, sono i principi con cui affrontare le sfide contemporanee per essere capaci, come umanità, di avere un futuro.
Sfide del presente descritte da Giulio Marcon della Campagna Sbilanciamoci, che ha denunciato l’incremento progressivo delle spese militari negli ultimi trent’anni e delle responsabilità che ha l’Italia nella produzione e nel commercio di armi nel mondo.
Un prezioso sguardo sulla contemporaneità lo hanno dato le provocazioni di Goffredo Fofi: se da una parte ha descritto in maniera spietata la cruda realtà del mondo contemporaneo (globalizzazione, finanziarizzazione dell’economia, la trasformazione degli individui in terminali di macchine di comunicazione), dall’altra anche lui ha sostenuto con forza il dovere degli educatori – e di coloro che hanno a che fare con i giovani – di scegliere l’“ottimismo della volontà”. Ciò significa ribellarsi con le proprie forze, “dire dei propri no al potere”, ma poi anche unendosi ad altri, in modo da opporsi ad un destino che appare già scritto.
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, oltre a raccontare come si è avvicinato alla sua obiezione di coscienza, ha lasciato alcune suggestioni di Giuliano Pontara, filosofo della nonviolenza, sulle otto alternative possibili a quelle tendenze naziste ancora oggi presenti nel mondo. Pontara nel suo ultimo libro L’antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, identifica le imprescindibili caratteristiche che devono costituire la struttura di una personalità nonviolenta:
Tendenze naziste |
Alternative nonviolente |
La visione del mondo come teatro di una spietata lotta per la supremazia | Il mondo come teatro delle forze costruttive |
Il diritto assoluto del più forte | Il primato della democrazia |
Lo svincolamento della politica da ogni vincolo morale | La subordinazione della politica all’etica |
L’elitismo | L’umiltà dell’egualitarismo |
Il disprezzo per il debole | L’empowerment dei deboli |
La glorificazione della violenza | La dissacrazione delle violenza |
Il culto dell’obbedienza assoluta | La responsabilità della disobbedienza |
Il dogmatismo fanatico | Il fallibilismo |
Ha concluso la prima parte del Convegno Mario Pizzola, obiettore di coscienza nel 1971, che ha dato testimonianza della sua esperienza nel carcere militare di Peschiera del Garda, dove scontavano la pena gli obiettori prima della legge del 1972. In questa occasione il Cesc ha ristampato il suo Diario dal carcere militare, un’emozionate prova delle condizioni che erano costretti a subire gli obiettori di coscienza al servizio di leva militare in quegli anni. Pizzola ha raccontato l’impegno politico collettivo degli obiettori e del movimento nonviolento, disposti a pagare in prima persona anche con il carcere, per far sì che nascesse un Servizio Civile che permettesse ai giovani di assolvere al dovere di difesa della patria senza essere costretti a tradire la propria coscienza.
L’ultima sessione del convegno è stata aperta con il saluto in differita del Presidente del Cesc Project Fabrizio Ferraro (tra l’altro obiettore di coscienza in Servizio Civile alla UILDM LAZIO quasi vent’anni fa), che ha utilizzato la metafora musicale paragonando il Servizio Civile al Rap, l’Hip Hop e la Trap: “Così come queste forme musicali provenienti dall’estrema periferia hanno poi conquistato progressivamente il centro del suono contemporaneo, anche le esperienze degli obiettori di coscienza, che hanno abitato per moltissimi anni da invisibili l’estrema periferia della società italiana, hanno poi portato al centro del dibattito politico alcune tematiche come l’antimilitarismo, la nonviolenza, la giustizia” e il modo di interpretare il dovere di difesa della patria attraverso il Servizio Civile, “rispettoso della Costituzione e una risorsa in più per la nostra democrazia”.
In questo convegno denso di testimonianze, valori e visioni, è spettato a Titti Postiglione, Direttrice dell’Ufficio del Servizio Civile Universale, il tentativo di fare sintesi delle idee emerse. Lo ha fatto con diversi passaggi sul tema della Legge, della legge sopra di sé e quella dentro di sé (Antigone e Critone), con una tappa sulla disobbedienza civile, citando l’ultimo libro postumo di Michel Serres (“Noi cambiamo, inventiamo il futuro perché, deprogrammati, disobbediamo. È questo, dunque, il motore della storia?”), non dimenticando mai di giocarsi il ruolo di colei che rappresenta un‘Istituzione della Repubblica con una funzione delicata nei confronti di giovani adulti cittadini in formazione, “i quali se oggi vogliono dire quei NO” (alla violenza, alle ingiustizie che dichiaravano allora i giovani obiettori), “oggi devono essere capaci di dire dei SÌ” alla proposta di Servizio Civile. Postiglione ha infine concluso con un messaggio rivolto ai giovani presenti al convegno del Servizio Civile utilizzando le parole di Italo Calvino (le stesse che vengono utilizzate anche in UILDM come “dono” ai vo0lontari al termine dell’esperienza di Servizio Civile.)
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Rossano Salvatore ha chiuso introducendo una rappresentanza di giovani in Servizio Civile del CESC Project che hanno dato una breve testimonianza della loro esperienza di Servizio Civile. Ibrahim rappresentante del Cesc Project alla sfilata per la Festa della Repubblica del 2 Giugno, in attesa di Cittadinanza Italiana nonostante sia nato a Roma e stia prestando servizio in un progetto di assistenza alle persone con disabilità, un servizio “per la Patria”, che non lo riconosce ancora come cittadino; Makan, giovane del Mali richiedente asilo, anche lui sta svolgendo servizio un progetto assistenziale; L’ultima testimonianza è quella di Nina, ragazza di Tor Bella Monaca inserita in un progetto di Servizio Civile nel quartiere, la quale ha spiegato che da questa esperienza ha imparato molte cose, tra cui “il condividere”, il lavorare insieme e che attraverso questo percorso ha compreso di voler orientare la sua formazione e il suo futuro impegno lavorativo nel sociale.
Attraverso queste voci di giovani impegnati nel Servizio Civile, Rossano Salvatore è riuscito a fare un affascinante parallelismo tra la condizione in cui si trovavano i primi obiettori di coscienza e i giovani operatori volontari di oggi. Se primi hanno ottenuto il Servizio Civile passando per lo stigma, il carcere e le sofferenze, per poi conquistare piena dignità e realizzare un servizio per tutti; anche i giovani d’oggi – sostiene Rossano – arrivano al Servizio Civile passando per sofferenze e contraddizioni sociali, “magari diverse ma non meno importanti“, trasformandole in una forma innovativa di cittadinanza attiva, che contribuisce al bene comune.
Il Convegno è stato registrato da Radio Radicale e si trova online a questo indirizzo
Articolo di Massimo Guitarrini