Alice Basso torna a incollare il lettore al suo libro con un nuovo caso per il suo personaggio Vani
Un caso speciale per la ghostwriter – di Alice Basso (Garzanti)
Dal sito dell’editore. Per Vani le parole sono importanti. Nel modo in cui una persona le sceglie o le usa, Vani sa leggere abitudini, indole, manie. E sa imitarla. Infatti Vani è una ghostwriter: riempie le pagine bianche di scrittori di ogni genere con storie, articoli, saggi che sembrino scaturiti dalla loro penna. Una capacità innata che le ha permesso di affermarsi nel mondo dell’editoria, non senza un debito di gratitudine nei confronti dell’uomo che, per primo, ha intuito la sua bravura: Enrico Fuschi, il suo capo. Non sempre i rapporti tra i due sono stati idilliaci, ma ora Vani, anche se non vorrebbe ammetterlo, è preoccupata per lui. Da quando si è lasciato sfuggire un progetto importantissimo non si è più fatto vivo: non risponde al telefono, non si presenta agli appuntamenti, nessuno sa dove sia. Enrico è sparito. Vani sa che può chiedere l’aiuto di una sola persona: il commissario Berganza. Dopo tante indagini condotte fianco a fianco, Vani deve ammettere di sentirsi sempre più legata all’uomo che l’ha scelta come collaboratrice della polizia per il suo intuito infallibile. Insieme si mettono sulle tracce di Enrico. Tracce che li porteranno fino a Londra, tra le pagine senza tempo di Lewis Carroll e Arthur Conan Doyle. Passo dopo passo, i due scoprono che Enrico nasconde segreti che mai avrebbero immaginato e, soprattutto, che ha bisogno del loro aiuto. E non solo lui. Vani ha di fronte a sé un ultimo caso da risolvere e fra le mani, dalle unghie rigorosamente smaltate di viola, le vite di tutte le persone cui ha imparato a volere bene.
Recensione. Mi manca l’ultimo capitolo della saga Vani Sarca. Il terzo e il quarto mi erano piaciuti, ma, soprattutto il terzo, mi avevano lasciato anche una sensazione non piacevole. Però volevo sapere che fine aveva fatto Enrico Fuschi, lo storico capo di Vani. E devo dire che quest’ultimo capitolo merita. Molto, davvero. Mi ha riappacificata con i precedenti e mi è sembrato di tornare alle origini, quando la Basso mi stupiva e mi ammaliava. È successo di nuovo.
Sarca e Berganza, ma anche Riccardo, Olga (la stagista) e Antonia, la segretaria personale di Fuschi, sono preoccupati per le di lui sorti. È sparito nel nulla, senza dire niente a nessuno, senza chiavi di casa, documenti, soldi, abiti… Niente. Potrebbe anche essere morto, per quel che ne sanno loro. Ma è solo Vani a dar voce alla peggiore ipotesi.
E questa sono io: ovvio, perché certe cose sono sempre e solo io a dirle. Antonia e Olga mi guardano scandalizzate, come se avessi urlato «Voldemort» in mezzo alla mensa di Hogwarts”.
Iniziano quindi le ricerche, non ufficiali, dove sono coinvolti tutti e sospettati tutti. La Basso ci svela alcuni passaggi fondamentali nella vita di Enrico, incontri e delusioni che lo hanno cambiato profondamente e reso ciò che è oggi. Conosciamo il suo primo amore e i suoi genitori. E riscopriamo un Fuschi che avevamo intravisto nel quarto capitolo, un Fuschi umano, capace di provare sentimenti e, a volte, anche empatia.
Tutto cambia, muta, si evolve, matura. Tendiamo a respingere il cambiamento perché ci fa paura, ma è inevitabile, dobbiamo accettarlo e cercare di trarne il meglio. Lo sa bene Vani, che vede gli effetti dei legami affettivi, nel bene e nel male, che assiste impotente a cambiamenti radicali e che deve prendere atto che nemmeno lei è la stessa, e lo deve accettare.
Le cose cambiano. Le storie finiscono. Altre storie iniziano. E ci vuole coraggio per affrontare tutto questo. Questo grande romanzo d’avventura che è la vita. Che lo vogliamo o meno. Ma è bellissimo”.
Un gran bel finale. Un vissero tutti felici e contenti, ma non troppo.
Il tutto ci viene raccontato con la verve e l’ironia che contraddistinguono Alice Basso.