Sesso e Disabilità: accostamento proibito? Ne parliamo con Armanda Salvucci, ideatrice del progetto Sensuability, che con ironia utilizza diversi format artistici e culturali per rompere un tema ancora tabù
Nei contesti associativi come quello di UILDM, si parla molto di Sesso e Disabilità, con diversi approcci. Sembra però che al di là di questi ambiti non si riesca ad andare: ancora la sessualità delle persone con disabilità è un argomento scomodo e ignorato. Sensuability, un progetto di Armanda Salvucci, tenta di far uscire il tema del sesso e della disabilità dalla “riserva indiana” a cui è relegato, attraverso la ricerca di linguaggi e narrazioni che possono arrivare a tutti.
Sensuability quali obiettivi si pone?
“È un progetto di sensibilizzazione il cui obiettivo è di eliminare gli stereotipi e pregiudizi relativi alla sessualità e disabilità e favorire la libertà di espressione delle persone oggetto di pregiudizi, partendo dal proporre nuovi linguaggi e un nuovo modo di fare cultura che agisca attraverso tutte le forme d’arte, dalla cinematografia alla fotografia, alla pittura alla musica e al fumetto. E anche ricordare che il discorso della sessualità tocca tutti e non solo le persone disabili. Perché, sebbene oggi le problematiche sessuali siano forse più diffuse di un tempo, sempre più individui rischiano di sentirsi esclusi. Passa il messaggio: o sei agile e prestante o non puoi fare sesso. Quindi, se hai delle difficoltà, sei disabile anche tu”.
Come ti è venuto in mente di lavorare su questo tema?
“Il tema ovviamente ha permeato tutta la mia vita e ad un certo punto ho deciso di espormi in prima persona per sfatare alcuni stereotipi sulla sessualità e soprattutto per dimostrare che disabilità non fa rima con castità. Perché nel nostro Paese si parla poco di questo argomento e quando lo si fa, spesso lo si fa male. I disabili vengono visti sempre come eterni bambini, che possono aspirare a una “affettuosità” ma mai a una sessualità. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando una famosa regista ha pubblicato, in vista del suo nuovo film, un casting per un nano che facesse tenerezza. Quando ho letto la notizia sui giornali ho capito che dovevo fare qualcosa: del resto chi meglio di me che vivo questi stereotipi sulla mia pelle, poteva farlo? Senza pietismi e pesantezza. Così nel 2016 ho ideato Sensuability, con l’obiettivo di abbattere con ironia e leggerezza gli stereotipi sulla sessualità e disabilità attraverso tutti i linguaggi artistici”.
Sei un’esperta di Comunicazione, che tipo di linguaggi sono secondo te più efficaci per raccontare il sesso e la sessualità delle persone con disabilità?
“Non esiste un linguaggio più o meno efficace, dipende molto dalla sensibilità personale e a quale pubblico vuoi rivolgerti. Per questo noi abbiamo deciso di utilizzare diverse forme di comunicazione che abbiano però un comune denominatore: l’ironia”.
Il titolo della mostra di Comics del 14 Febbraio, – con la partecipazione di grandi artisti quali Milo Manara, Fabio Magnasciutti, Mauro Biani, Frida Castelli, Stefania Infante, Cecilia Roda, Frad, Luca Modesti, Pietro Vanessi, Marco Gava Gavagnin e tanti altri, – è Sensuability: ti ha detto niente mamma? Cosa doveva dirci mamma che non ci ha detto?
“Quando ho pensato al titolo per la Mostra mi sono immaginata l’espressione sorpresa e stupefatta dei visitatori davanti alle vignette, alcune anche esplicite, senza che la “mamma” avesse spiegato loro come stanno le cose, che anche le persone disabili sono persone sensuali e sessuate. Lo abbiamo fatto noi con leggerezza e ironia. Ma non gli abbiamo raccontato delle “api e dei fiori”.
Qualcuno sostiene che le nuove modalità di comunicazione: app incontri, chat, social network, ma anche l’accessibilità alla pornografia ovunque e a chiunque, ha generato una sorta di “virtualizzazione dei rapporti” e “una relazione meno corporea”. Come questo cambiamento coinvolge anche le persone con disabilità?
Per un certo verso i social network, i siti e le app di incontri queste nuove modalità fungono da facilitatori soprattutto per chi nella vita reale ha difficoltà a rapportarsi ed essere accettato dagli altri. Non ti esponi direttamente, hai il tempo per farti conoscere ed è più semplice essere se stessi. M proprio questa mancanza di corporeità rischia di essere un boomerang, perché si tende a eliminare una parte di noi, il corpo, che invece è fondamentale vedere e amare. In un incontro scatta la chimica che, fortunatamente, non ha a che vedere con canoni estetici dettati da altri”.
Sensuability è anche un cortometraggio. Di cosa parla e come è stata l’esperienza del cinema per te?
“La prima tappa del progetto è partita nel 2017 con la realizzazione del corto Sensuability, tagliente e divertente alla visione ma amaramente vero, con Giovanni Lupi e Rollo Martins alla regia, Davide Mancori direttore della fotografia, Andrea Maguolo, vincitore del premio David di Donatello per “Lo chiamavano Jeeg Robot” al montaggio e con l’amichevole partecipazione di Roberto Pedicini, come voce narrante. Il cortometraggio illustra alcuni stereotipi molto diffusi e lo fa attraverso scene di vita vissuta. Sono tutte situazioni che mi sono successe veramente.
È stata un’esperienza molto divertente e allo stesso tempo catartica per me”.
Qual è il prossimo step di Sensuability?
“Il prossimo step è girare il mockumentary per il quale stiamo raccogliendo fondi. Nel frattempo gireremo l’Italia con la nostra mostra di fumetti e cominceremo a organizzare quella del 2020″.
Articolo di Massimo Guitarrini