In questi giorni sembra che i politici abbiano deciso di dire la loro, spesso a sproposito, sull’agro alimentare italiano. Pochi giorni fa Matteo Salvini si è scagliato contro l’Oms che (secondo lui) aveva valutato le eccellenze alimentari (parmigiano, prosciutto, olio e pizza) dannose come il fumo di sigaretta (leggi articolo). Quasi in contemporanea Luigi Di Maio ha pensato bene di proteggere il made in Italy promettendo di modificare gli accordi commerciali con Marocco e Tunisia, su arance e olio.
Riproponiamo un articolo pubblicato su CorriereOrtofrutticolo.it, che analizza i numeri reali del fenomeno.
“Basterà iniziare a dire qualche no ai tavoli europei e internazionali, come abbiamo cominciato a fare: il CETA va rivisto per non abbassare il prezzo di grano e carne italiani. Dobbiamo rivedere i trattati con Marocco e Tunisia, che riguardano arance e olio. Ce lo siamo detti per anni come forza di opposizione e ora dobbiamo dettare le regole. Spero che si possa lavorare con gli altri Paesi per far sì che i nostri prodotti possano andare all’estero”. Lo ha detto a Catania il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio.
L’import ufficiale di agrumi da Tunisia e Marocco è comunque decisamente basso. Dalla Tunisia – fonte FruitImprese – nel 2015 sono state importate in Italia 15 tonnellate di limoni (nemmeno un container); nel 2016, 1.515 tonnellate; nel 2017, 240 tonnellate di arance (12 container). Dal Marocco i quantitativi sono parimenti molto modesti. Nel 2015 l’Italia ha importato: 679 tonnellate di arance, 308 di clementine, 220 di mandarini. Nel 2016: zero arance, 220 tonnellate di mandarini. Nel 2017: 593 tonnellate di arance. Nell’anno in corso l’Italia ha importato dal Marocco 140 tonnellate di arance (7 container).
Sono tutti dati che non incidono minimamente sugli equilibri di un mercato grande come quello italiano, tantomeno in termini di influenza sui prezzi, un mercato dove invece ha un impatto enorme l’importazione spagnola, sugli agrumi e non solo, seguita dall’importazione dai Paesi di contro-stagione.
Il commercio intra-mediterraneo di ortofrutta, se si esclude la Spagna, è molto modesto. I problemi sono altrove. Può essere che vi siano aree grigie di importazione non-ufficiale dove prodotto non tanto marocchino ma tunisino, venga fatto passare per italiano. Ma sono voci che non trovano conferma alcuna e che comunque non si riferiscono a quantitativi tali da modificare la situazione appena descritta.
Il primo appuntamento dopo le vacanze con “Felici a Tavola” parlerà di politica e cibo: cosa succede se l’establishment comincia ad interessarsi di culinaria? Andrea Desideri vi aspetta, insieme a Federica Caliendo, per parlarne in diretta, come ogni giovedì della stagione, alle 11.30 sul nostro sito.
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