Tommy Hilfiger lancia una linea di abbigliamento per persone con disabilità
New York, Stati Uniti. Tommy Hilfiger, casa di moda statunitense, sta lanciando una linea di abbigliamento per persone con disabilità. Dopo il successo della collezione creata per i bambini con disabilità nel 2016, l’azienda ha deciso di promuovere anche una collezione per adulti con cuciture e aperture regolabili, che favoriranno una piena vestibilità a chi è sulla sedia a ruote o ha arti mancanti. Tommy Hilfiger ha anche aggiunto cerniere magnetiche, rendendo più agevole la chiusura e anche il vestirsi con una mano sola. I pantaloni avranno chiusure in velcro, moschettoni, nonché aperture e orli per le gambe regolabili, che potranno ospitare tutori e ortesi. La linea sportiva, chiamata “Adaptive collection”, per la primavera 2018, sarà presentata martedì prossimo ed è composta da trentasette modelli da uomo e trentaquattro da donna.
Sembra che il mondo del business si stia accorgendo di chi ha bisogni speciali. Pare che gli studi di marketing stiano prendendo consapevolezza del fatto che personalizzare i prodotti e rivolgersi ad un target spesso ignorato come quello della disabilità, apre praterie di possibilità di affari. Infatti i potenziali clienti disabili nel mondo sono circa 650 milioni; 130 milioni vivono nei paesi ricchi del nord e possono spendere.
L’immagine e l’“eticità” della Tommy Hilfiger, di proprietà della americana Phillips-Van Heusen Corporation, che possiede marchi come Van Heusen, Calvin Klein, Izod, Arrow, è stata messa in discussione da Greenpeace nel 2011 nel rapporto Dirty Laundry. L’azione d’indagine dell’associazione ecopacifista descriveva il problema dell’inquinamento delle acque tossiche derivante dal rilascio di sostanze chimiche pericolose dall’industria tessile in Cina. L’inchiesta si concentrò su due strutture scoperte a scaricare nei fiumi una serie di sostanze chimiche pericolose e persistenti con proprietà di alterare gravemente il sistema ormonale degli abitanti e dei lavoratori. Greenpeace scoprì i collegamenti tra queste fabbriche inquinanti e una serie di importanti marchi della moda. In particolare, i marchi internazionali come Abercrombie & Fitch, Adidas, Bauer Hockey, Calvin Klein, Converse, Cortefiel, H & M, Lacoste, Nike, Phillips-Van Heusen Corporation e Puma, e le marche cinesi Li Ning, Meters/Bonwe e Youngor.
Successivamente la Phillips-Van Heusen Corporation ha aderito al programma di riduzione delle sostanze chimiche pericolose Zero Discharge of Hazardous Chemicals, attraverso il quale si sta impegnando ad implementare una strategia chimica che porterà all’eliminazione entro il 2018 di alchilfenoli etossilati e perfluorocarburi nella produzione di capi di abbigliamento. Oggi la società dedica un importante spazio nella comunicazione delle sue politiche di Responsabilità Sociale di Impresa e quest’attenzione alla produzione di capi di abbigliamento per persone con disabilità è sicuramente un segnale di innovazione e intelligenza, che però va accolto con moderato entusiasmo perché sappiamo ben distinguere la forma dalla sostanza, le persone in carne e ossa dai consumatori, lo storytelling dalla realtà.
Articolo di Massimo Guitarrini