Sul Teatro Patologico a Sanremo sarebbe stato posto il veto da parte di alcuni dirigenti Rai: lo dichiara Dario D’Ambrosi, con tanto di prove
Un Festival distratto. Nuova tegola in testa per l’edizione 2018 del Festival della Canzone Italiana. Avevamo da poco evidenziato come fosse assente il tema della disabilità dal Sanremo diretto da Claudio Baglioni, e già torniamo sull’argomento. Lo facciamo non solo per confermare l’impressione iniziale, ma addirittura per dare voce a chi sostiene che si tratterebbe di una precisa scelta da parte di alcuni esponenti della Rai. La denuncia è di Dario D’Ambrosi, regista, attore di cinema e teatro, presidente e fondatore del Teatro Patologico, associazione che coinvolge in attività di teatro-terapia persone con disabilità, soprattutto mentali. Il Teatro Patologico ha girato il mondo, ha parlato davanti alle Nazioni Unite, ha ricevuto premi e onorificenze, sensibilizzando pubblico e istituzioni sul tema della diversità.
La denuncia di D’Ambrosi. Abbiamo raggiunto Dario D’Ambrosi per faci raccontare l’accaduto: “Era programmato un nostro intervento a Sanremo e poi, per una serie di motivazioni che non sono mai state chiarite, non siamo più andati”, ci dice. Al di là della delusione per l’impegno non rispettato, l’episodio sarebbe stato tollerabile. Il fatto, però, è che successivamente emergono elementi che causano lo sdegno del nostro intervistato:
“Ho avuto una telefonata, in cui si fanno nomi e cognomi di gente della Rai, in cui si capisce che non vogliono disabili, non vogliono handicappati, non vogliono ritardati mentali, non vogliono niente che abbia a che fare con il mondo della disabilità”.
È deluso e amareggiato, Dario D’Ambrosi, e non lo nasconde: “Quest’anno ricorrono i quarant’anni della Legge 180 (la Legge Basaglia, che decretò la chiusura dei manicomi in Italia, NdR), la Legge forse più importante della storia di questo paese. Quest’anno che dovevano dedicare più spazio al sociale, hanno deciso di non mostrare i cosiddetti ‘mostri’ al pubblico”.
Le prove. La telefonata registrata sarebbe in possesso di D’Ambrosi, che sta valutando come usarla. Per ora preferisce non renderli pubblici, ma i nomi dei dirigenti Rai sarebbero nella registrazione, in cui si evincerebbe che quest’anno ci sia la volontà di escludere la diversità dalla manifestazione televisiva, così da non rischiare di perdere audience.
L’occasione mancata. Le persone con disagio mentale in televisione sono patetiche? La disabilità fa paura? Timori ingiustificati, secondo D’Ambrosi: “Bisogna vedere come la presenti. Se la proponi con gioia, mostrando la forza, facendo capire come il nostro lavoro di teatro-terapia faccia rinascere questi ragazzi e dia un senso di speranza, non fai solo audience, fai una bomba atomica”.
Deluso sì, ma non rassegnato, D’Ambrosi si dichiara fiducioso nel fatto che il prossimo anno lui e i suoi ragazzi saranno a Sanremo. E intanto continua la sua battaglia.
Articolo di Manuel Tartaglia