Mahdi è un giovane con disabilità, focomelico dalla nascita, ha trovato il suo spazio con la magia: un talento sopraffino gli ha permesso di diventare un riferimento per i suoi colleghi
Un mago è colui che illude senza vivere di illusioni, che dissimula, finge, gioca con le percezioni della gente, per far capire che niente è come sembra e in fondo tutto è possibile. Con qualche artificio. La magia, per definizione, sorprende, impaurisce, lascia interdetti, e allora cominciano le domande, i pregiudizi e i luoghi comuni. Al pari di ogni cosa che non si conosce appieno. Tanto hanno in comune magia e disabilità, c’è la volontà di cambiare le situazioni, l’ostinazione di voler credere che nulla è definito e qualsiasi contesto può essere stravolto conoscendone punti di forza e debolezze. I trucchi che spesso sono usati per diletto, altrettanto frequentemente, non sono altro che espedienti per vedere il mondo da un’altra prospettiva.
Quindi, può accadere che l’illusione magica – come cantavano i Queen – diventi consuetudine. È proprio quel che è successo a Mahdi Gilbert, canadese di 25 anni, che invece di scegliere sentieri tradizionali e interessi comuni, ha intrapreso la strada della magia. Focomelico dalla nascita, ha già realizzato la sua più grande prova: evitare la morte certa. Quella che i medici gli avevano diagnosticato, non appena venuto al mondo, con poche speranze. Il primo numero, quindi, è riuscito ampiamente. Anche se è stata la vita a mescolare le carte, in un’annosa partita imprevedibile. Le stesse carte che Mahdi, vedendo suoi illustri colleghi sul Web, ha amato immediatamente. Non solo: grazie a Youtube, si è ispirato alle gesta di David Blain prima – artista di strada, considerato il nuovo Houdini newyorkese – e Derren Brown poi. Il secondo, mentalista, è sembrato più accattivante al ragazzo che, quindi, ha deciso di approfondire determinate tecniche di controllo mentale, basandosi sulla memoria e l’ipnosi. Un’adolescenza passata a non dormire spesso la notte, ad esercitarsi, per migliorarsi in maniera esponenziale: casualmente aveva riconosciuto in quei numeri la sua ragione di vita.
Lo scetticismo, inizialmente, la faceva franca. Gilbert è un ragazzo alto poco più di 140 cm ed è privo di piedi, il braccio sinistro non è sviluppato e si ferma al gomito. Quello destro, invece, è di poco più lungo: supera l’articolazione. Questo non gli ha impedito di mettersi alla prova, come ha dichiarato al Corriere della Sera: “Quando ho iniziato — ricorda — non avevo idea di cosa stavo facendo. Progredivo attraverso tentativi ed errori. Teoricamente non potrei nemmeno tagliare un mazzo di carte senza spargerle sul pavimento. Ho dovuto diventare autosufficiente fin da piccolo. Trovare trucchi — racconta Gilbert in un documentario — per superare le difficoltà. Non ci sono libri magici scritti per me”. Così, come fanno in molti (pur non essendo maghi) si è costruito una propria indipendenza cercando ispirazione da ciò che aveva intorno, motivato anche dalle gesta di colleghi illustri. Senza mani, arriva dove altri nemmeno avrebbero provato a spingersi. Una tenacia dirompente, sommata ad una massiccia dose d’incoscienza, sostenuta dalla tecnica sopraffina, l’ha portato sino alla Magi-Con di San Diego: la principale conferenza di magia al mondo. Dal 2010, anno della sua partecipazione, sono seguiti sette anni di fama internazionale: teatro, televisione e cinema. Ospite in 18 paesi, Madhi, attualmente, è uno degli esponenti massimi dell’illusionismo oltre che un esempio da seguire per chi si alza al mattino sentendosi già sconfitto e senza più stimoli. È diventato l’ispirazione che lui stesso cercava spasmodicamente anni prima: questa è la magia più riuscita.
Articolo di Andrea Desideri