Quando si parla di OGM, la maggior parte delle persone si immagina piante di granoturco e soia transgeniche, in cui è stato inserito il gene di un altro organismo, nate dai semi prodotti da colossi come Monsanto. In realtà negli ultimi 30 anni la ricerca nell’ambito delle biotecnologie agrarie si è mossa in altre direzioni e, con l’avvento dell’editing genetico, si è aperta la possibilità di modulare l’espressione di geni della stessa pianta senza introdurre DNA di altre specie.
Gli OGM, intesi come vegetali geneticamente modificati da usare per l’alimentazione umana, non godono di buona reputazione, soprattutto in Europa. Ma quante persone sanno esattamente che cos’è un OGM, che cos’è il prodotto di un editing genetico, quali sono i vegetali modificati già in uso e dove e per quali scopi, quali sono i dati a disposizione sulla sicurezza, che cosa dicono le autorità scientifiche e sanitarie internazionali? Pochissime, anche perché le fonti cui attinge tutto il movimento contrario agli OGM sono molto spesso persone che sono riuscite a guadagnarsi una certa popolarità, ma che il più delle volte non avrebbero alcun titolo scientifico per esprimersi su una materia così complessa. E non di rado sono manipolate o al servizio di aziende del biologico, che si muovono esattamente come le altre e, negli Stati Uniti, hanno un giro d’affari identico a quelle tradizionali: 15 miliardi di dollari all’anno per entrambe.
Questo il quadro che emerge dalle numerose interviste e dalle storie presenti nel film Food Evolution, presentato nei giorni scorsi alla FAO di Roma e girato da Scott Hamilton Kennedy, già candidato all’Oscar nel 2009 per il suo lungometraggio precedente – The Garden, storia di una delle ultime fattorie di Los Angeles, poi demolita –, che squarcia il velo su alcune verità piuttosto scomode. A cominciare dall’attendibilità dei protagonisti del movimento no OGM negli Stati Uniti.
Uno dei volti più popolari del movimento è Jeffrey Smith, dell’Institute for Responsible Technology, il quale afferma che gli OGM aumentano la suscettibilità a virus come quello dell’HIV, ovviamente senza alcuna prova. Ma Smith non è neppure laureato, e candidamente ammette di farsi pagare da aziende biologiche per andare a tenere conferenze. Un’altra è Honey Cutt, fondatrice del popolare Moms across America, che condanna gli OGM con il seguente argomento: “Non vogliamo niente di diverso da ciò che Dio ha pensato come frutta e verdura”.
Un altro è Charles Benbrock, della Washington University, radiato per conflitto di interessi e per aver continuato a diffondere dati falsi come quelli del più celebre degli studi manipolati sugli OGM, quello di Gilles-Eric Séralini. Osannato dal movimento come fonte accademica, nel 2012 Séralini aveva mostrato un’abnorme quantità di tumori nei ratti alimentati con mais trattato con glifosato, salvo poi scoprire che il ceppo di ratti usato sviluppa spontaneamente il cancro. Benbrock a sua volta afferma, senza fornirne alcuna prova, che gli OGM fanno venire l’autismo (va sempre bene), la demenza di Alzheimer, il diabete e varie altre tremende malattie. E così via.
Tutto ciò non aiuta nessuno, anche perché quando si va a vedere cosa si sta cercando di fare, in alcuni casi, con le modifiche genetiche, la situazione appare assai diversa rispetto a certe sue rappresentazioni che fanno leva sulle emozioni (per esempio, sulla bellezza della natura incontaminata). In questo senso, Kennedy fa due esempi clamorosi. In primis le Hawaii, dove la coltivazione di papaya era stata annientata da un parassita: l’introduzione della “Papaya Rainbow” ha salvato un’intera economia, ma la sua coltivazione ha richiesto una deroga alla severa legge anti OGM in vigore. E l’Uganda, dove si sta cercando (superando analoghe leggi totalmente no OGM) di introdurre una varietà con un gene del pepe resistente all’infezione del fungo TR4,
Ciò che emerge dal film è insomma la totale irrazionalità della situazione, ma anche la difficoltà generale nell’operare le necessarie distinzioni e nel cercare informazioni presso fonti titolate per darle. Come tutte le principali associazioni scientifiche del mondo, che hanno ribadito come a oggi i dati di milioni e milioni di americani che mangiano soia e mais transgenico da almeno vent’anni dimostrano la sicurezza di questi alimenti, nonché 107 premi Nobel che hanno di recente chiesto di lasciare libera la ricerca sugli OGM, se si vuole fare qualcosa per rispondere all’aumento della popolazione mondiale senza continuare a depauperare un pianeta già stremato.
Abbiamo chiesto a Kennedy da cosa dipende, secondo lui, questa irrazionalità, molto simile a quella che sta travolgendo i vaccini. “Viviamo nell’epoca del discredito. – risponde il regista – Le persone, che spesso sono genitori, vogliono tutte la stessa cosa: proteggere sé stesse e i propri figli, ma negli anni scorsi molti hanno via via acquisito una crescente sfiducia verso tutto ciò che è grande, ‘big’. Così, per semplificare al massimo, la ‘big’ industria ha il ‘big’ denaro, che porta al ‘big’ guadagno con prodotti pericolosi, che arrivano comunque al pubblico perché il ‘big’ denaro corrompe i ‘big’ governi affinché chiudano un occhio. Questa terribile paura del ‘big’, combinata a una sconcertante disinformazione e al marketing produce quello che in America chiamiamo Comma 22, un cortocircuito che impedisce di vedere le cose con obbiettività. Si pensi ai vaccini: le persone non ne vedono l’utilità perché non si rendono conto di ciò che era la vita prima, non lo sanno e non lo vogliono sapere. E perché non si rendono conto che c’è un’industria che specula su quelle paure, identica a quella tradizionale che temono tanto”.
Un altro degli aspetti evidenziati dal bellissimo film è la mancanza di empatia nei confronti di quelle popolazioni che soffrono la fame o le malattie: agli occhi degli occidentali sembrano non esistere, e su questo Kennedy insiste: “Se è frustrante vedere le persone seguire ideologie prive di fondamento nei paesi ricchi, è immorale vedere diffondere quelle stesse ideologie nei paesi più poveri, perché laggiù quelle guerre di religione hanno conseguenze devastanti sulla vita di milioni di persone”.
Come se ne esce? Secondo Kennedy in un solo modo: dicendo la verità, e facendola dire a chi può parlare perché sa di cosa parla. “Per quanto imperfetta, la scienza è l’unica che ci può proteggere dal caos” commenta. E naturalmente nella scienza non rientra tutto l’immenso mondo della rete senza controlli, cui molti intervistati del film dicono di affidarsi totalmente, perché, sottolinea il regista “l’istinto è quello di rafforzare le proprie convinzioni, e non di metterle in discussione, e questo è il meccanismo più pericoloso, ma anche, purtroppo, il più diffuso”.
Kennedy, che ha messo sul sito tutti i suoi finanziatori, sta curando personalmente la diffusione del film, che ha già avuto spettatori importanti come il Parlamento europeo, la National Academy of Science americana e molti altri; il film è a disposizione per proiezioni pubbliche e può essere acquistato come DVD, da parte di chi si vuole informare prima di farsi un’idea e prendere una posizione, e non vuole seguire per fede persone che – lo si vede nel film –, a volte non sanno neppure spiegare che significhi l’acronimo OGM. Ma magari vendono (spesso on line) prodotti bio di cui ignorano provenienza e contenuto.
A “Felici a Tavola”, questa settimana, parleremo di cinema e cucina. Un piccolo accenno alle novità negli allevamenti, con la consapevolezza che dal gennaio nelle ricette potrebbero arrivare materie prime fatte con scarafaggi. Appuntamento alle 11.30, in diretta – come ogni giovedì – sul nostro sito.
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