Abbiamo spesso trattato il tema dello spreco alimentare, in molti si sono battuti in merito alla questione: in cucina non si butta via niente, o quasi. Infatti, i dati allarmanti su quante risorse alimentari vengono sprecate annualmente nel nostro Paese – i cosiddetti avanzi che vengono buttati – hanno fatto sì che dalle istituzioni arrivassero moniti e campanelli d’allarme. Non ci si è mai chiesti, però, cosa poter fare con tutto quel materiale che – per forza di cose – dev’essere accantonato perché inutilizzabile. Non è superfluo, è proprio inutile. Non sono avanzi, ma scarti. Ecco, gli scarti alimentari non riguardano solo le materie prime che mangiamo, ma possono toccare anche altri contesti.
Ad esempio, la plastica delle nostre bottiglie d’acqua che fine fa? Si ricicla, in teoria, ma in Italia quest’abitudine non è stata ancora completamente introiettata e – diciamo pure – digerita. Nonostante l’introduzione (quasi) definitiva della raccolta differenziata. Per spingere gli italiani a fare qualcosa, bisogna offrire un incentivo, una motivazione: alcuni penseranno che già rispettare l’ambiente con un atteggiamento più consapevole possa bastare come deterrente, ma – in sostanza – non lo recepisce (quasi) nessuno. Ecco allora, per spingere la popolazione al riciclo, tornare di moda il “Vuoto a rendere”: la procedura prevede la consegna del contenitore vuoto al produttore a fronte di una piccola somma di denaro pagata come cauzione.
Per il momento il provvedimento, in vigore a partire dal 10 ottobre in via sperimentale, interesserà solo alcune tipologie di contenitori: bottiglie di acqua minerale e birra “serviti al pubblico”, in plastica, vetro o altro materiale e di volume compreso tra 200 ml e 1,5 litri, che potranno essere riutilizzati fino a 10 volte. Secondo il nuovo regolamento, il valore della cauzione deve essere correlato al volume dell’imballaggio e sarà compreso tra 5 e 30 centesimi di euro.
La sperimentazione durerà dodici mesi e interesserà alberghi o residenze di villeggiatura, ristoranti, bar e altri punti di consumo che decidono volontariamente di aderire. I locali coinvolti nel progetto possono essere facilmente individuati dai consumatori attraverso una “etichetta green” posizionata all’ingresso. I protagonisti saranno pubblicamente elencati in un registro pubblicato sul sito del Ministero aggiornato con cadenza mensile.
L’obiettivo dell’operazione “vuoto a rendere” è di sensibilizzare i consumatori sull’importanza del riutilizzo e del riciclo, e diminuire la produzione dei rifiuti. Si vuole sollecitare le persone a riflettere sul valore di un imballaggio, che non può più essere un contenitore temporaneo destinato a diventare spazzatura. Si tratta di un passo avanti verso la tanto ambita economia circolare nel campo dei rifiuti.
Ne parleremo nel nuovo appuntamento con “Felici a Tavola”, l’arte di riciclare materiali e scarti alimentari che (in alcuni casi) possono essere usati addirittura nella cosmesi. Per scoprire come, collegatevi – il giovedì – sul nostro sito a partire dalle 11.30. C’è la diretta streaming della trasmissione.
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