Appena un mese fa, il governo Gentiloni ha siglato un accordo in Conferenza Stato-Regioni che vedrà ridurre sensibilmente le risorse destinate al fondo per la non autosufficienza e a quello per le politiche sociali. A rimetterci saranno le cosiddette fasce più deboli, che includono persone con disabilità e cittadini che rasentano la soglia di povertà. Una riduzione di cinquanta milioni – da 500 a 450 – è come una mannaia per coloro che, non essendo autonomi, facevano affidamento su un capitale permanente finalizzato al raggiungimento di una qualità di vita quantomeno dignitosa. Infatti, alcuni rappresentanti delle associazioni di persone con disabilità non si sono risparmiati nel far sentire la loro voce. Franco Bettoni, presidente della Fand (Federazione associazioni nazionali disabili), definisce il provvedimento “ingiusto e inaspettato” e non esclude un imminente mobilitazione per esprimere il dissenso. Forte anche dell’appoggio di Carlo Giacobini, direttore responsabile di HandyLex.org, che afferma: “E’ un atto politico più che operativo. Le recenti conquiste delle associazioni delle persone con disabilità sono state annullate. I soldi in più erano arrivati al termine di presìdi e proteste e dopo un impegno concreto del ministro Poletti. Lo stesso Parlamento lo aveva approvato. Ora in altri tavoli e in altri contesti quella conquista viene azzerata”.
Parecchi vivono questa decisione come un bluff su un tavolo da poker: garanzie che prima c’erano e ora non sembrerebbero esserci più. Bettoni, in un’intervista rilasciata a “Il Fatto Quotidiano”, spiega quanto la riduzione del fondo per le non autosufficienze andrà ad incidere negativamente sulla vita delle persone con disabilità: “Le cose andranno peggiorando sempre più, poiché molte persone con disabilità e le loro famiglie tramite l’accesso a quelle risorse possono contare, ad oggi, su erogazioni monetarie mensili aggiuntive che coprono, ad esempio, l’assistenza domiciliare. Stando, invece, ai recenti sviluppi, molte persone con disabilità saranno condannate all’emarginazione”. Quello che, però, Bettoni e colleghi non digeriscono troppo è la promessa non mantenuta da parte delle istituzioni. Infatti, quei soldi erano stati assicurati dal Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ai malati di Sla nel novembre scorso. L’incremento di capitale – ora rientrato – era stato inserito all’interno della “Legge sul sud”. Oltre a ribadire quanto serva un piano generale per garantire un livello omogeneo di servizi su tutto il territorio, il presidente della Fand calca la mano sul clima di sfiducia che si instaura ogniqualvolta organi istituzionali e associazioni devono confrontarsi.
Dinnanzi all’ennesimo colpo gobbo avvenuto in sordina, vien da chiedersi: questo accanimento sui più deboli è figlio soltanto di Gentiloni? E’ la conseguenza di uno stato confusionale derivante da un governo tampone nell’attesa di una nuova fase storico-politica? A quanto pare no, poiché sono già molteplici legislature che, non sapendo con chi prendersela, in questo giochino sadico giustificato dalla congiuntura economica, i politici imperversano sul terzo settore. Prendiamo, ad esempio, il governo Monti – il tecnico che avrebbe dovuto rialzare l’Italia dall’empasse economico, facendo stringere la cinghia ai cittadini (ricordiamo il pianto della Fornero in proposito) – : durante la sua presidenza, sono stati stanziati appena 44 milioni per le politiche sociali, di cui poco più di un milione destinato alle persone con disabilità. Tutto questo abbinato al rialzo dell’Iva dal 4 al 10% per le cooperative sociali (che forniscono i servizi nei comuni), ai tagli alle indennità di accompagnamento dei non autosufficienti, e agli oltre 600 milioni di euro tolti alla sanità. La linea del governo Monti sulle politiche sociali è la prosecuzione di quella dei precedenti governi Prodi e Berlusconi, adottata ancora da Letta e Renzi: i cittadini facciano da soli, il welfare resti in mano in mano ai privati e alle famiglie. Facendo due calcoli, sono tredici anni che il rapporto tra istituzioni e terzo settore si riduce a promesse non mantenute, vizi di forma e rimedi paradossali.
Articolo di Andrea Desideri