In questo periodo i tassisti romani (e non solo) sono sul piede di guerra: manifestano contro il governo e il decreto Milleproroghe, che sospenderebbe una serie di norme atte a regolamentare il servizio degli NCC (noleggio con conducente) e contrastare le pratiche abusive. La sanatoria, secondo la categoria, andrebbe a favorire Uber – un servizio automobilistico privato che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti tramite un’app, arrivato ufficialmente in Italia tre anni fa, debuttando a Milano – e le forme alternative di trasporto che starebbero prendendo il largo nel Paese. Il mercato si amplia e non tutti sembrano prenderla bene. Le accuse maggiori riguarderebbero la (non) gestione di queste nuove frontiere concorrenziali, le autorità competenti prendono tempo (l’iter legislativo prevede un rinvio al 31 dicembre 2017) in attesa di trovare una mediazione. Intanto, ad inizio settimana, precisamente nella giornata di ieri, c’è stato l’incontro fra Graziano Delrio – ministro delle infrastrutture e dei trasporti – e i rappresentanti sindacali degli operatori radiotaxi: “C’è una situazione non regolamentata da tempo - ammette il ministro - Dobbiamo garantire da un lato i diritti dei cittadini e dall’altro anche i diritti di chi ha investito nella propria azienda, cioè i tassisti”.
Roma e Milano viaggiano – è il caso di dirlo – su un’unica linea di condotta e, in entrambe le città, i tassisti hanno incrociato le braccia (sostenuti anche dai colleghi di Napoli, Firenze e Genova) causando non pochi disagi. Al punto che Riccardo Nencini, vice ministro delle infrastrutture e dei trasporti, è dovuto intervenire in maniera risoluta: “Da quando è iniziata la protesta sono numerosi i disagi che si sono creati, soprattutto nelle grandi città, a discapito dei cittadini. C’è la disponibilità del Governo a trovare la soluzione per un percorso che regolamenti la materia. Rivolgo anche io un appello a chi prosegue nella protesta: assicurate il servizio”. Inoltre, sarebbe in atto un’indagine da parte del Garante degli scioperi poiché queste manifestazioni di opposizione potrebbero apparire contrarie alle norme relative all’esercizio del diritto di sciopero. Prima di poter scendere in piazza, ci deve essere un adeguato preavviso oltre che una garanzia minima dei servizi, in quest’occasione entrambi gli aspetti sarebbero stati scavalcati.
Insomma, i mezzi di trasporto italiani sono nella bagarre. Un (dis)servizio a portata di tutti, ma non c’entrano (soltanto) gli scioperi in atto. Infatti, i tassisti – che adesso sbattono i pugni sul tavolo facendo leva sui propri diritti – hanno, nel corso del tempo, sottovalutato volutamente i propri doveri. Non è un mistero che, negli ultimi anni, nella Capitale e in altre città d’Italia, il servizio di trasporto è stato negato a più di 450 persone con disabilità. Si sono viste togliere la possibilità di andare in taxi con la motivazione che essa pesava troppo sul bilancio comunale. Al posto del taxi, 450 persone non vedenti, ipovedenti, con disabilità motoria si sono viste assegnare un servizio che viene svolto da società di pulmini e NCC che è caratterizzato da vincoli estremamente penalizzanti per la loro autonomia, come l’obbligo di essere trasportati a casa dopo il lavoro e l’impossibilità di cambiare orario all’ultimo momento.
Paese che vai, taxi che trovi. Infatti, in Gran Bretagna, il Ministero dei Trasporti ha diffuso – proprio in questi giorni – una nota ufficiale che sottolinea come tutti i taxi che si rifiuteranno di far salire una persona in carrozzina o di far pagare a questa un supplemento tariffario, dovuto alla sua condizione, verranno sanzionati con una multa che potrebbe arrivare a toccare le mille sterline. Si rischia, inoltre, la conseguente perdita della licenza. A fronte di questo provvedimento, il responsabile del Ministero dei Trasporti britannico, Andrew Jones dichiara: “Tale atto rientra in un percorso volto a costruire un Paese che funzioni per tutti, ciò passa anche per la garanzia, alle persone con disabilità, di avere il medesimo accesso ai servizi e alle opportunità di chiunque altro, incluso il diritto alla mobilità”. Chissà se queste parole sono arrivate all’orecchio di qualcuno in Italia, chi vuol intendere intenda. Tutti gli altri in taxi, forse.
Articolo di Andrea Desideri