Il cortometraggio dei ragazzi con sindrome di Down è delicato, toccante, ben realizzato e di grande successo. Sulle tv francesi, però, Dear Future Mom non può essere trasmesso
Su YouTube c’è un video che, nel momento in cui stiamo scrivendo, ha raggiunto quota 7.642.896 visualizzazioni. Un successo straordinario per uno spot a carattere sociale pensato per la televisione, ma censurato in Francia. Prima nel 2014 tramite il Consiglio Superiore per l’Audiovisione, e poi due anni dopo direttamente dal Consiglio di Stato francese, infatti, è stato posto il divieto di trasmissione per Dear Future Mom.
Dear Future Mom è un cortometraggio realizzato da CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down) tre anni fa. Il video vuole essere una risposta ad una lettera inviata all’associazione da una neo mamma, al cui nascituro è stata diagnosticata la sindrome di Down. “Sono spaventata”, confessa lei, “Che tipo di vita avrà?”. La risposta è un gioioso e toccante spot in cui ragazzi e ragazze Down raccontano a questa signora tutto ciò che il futuro figlio potrà fare, come d’altronde già fanno loro: “Potrà abbracciarti; potrà inseguirti; potrà parlare e dirti che ti vuole bene; potrà andare a scuola come tutti; ti potrà scrivere, se un giorno sarà lontano, perché sarà anche in grado di viaggiare; potrà aiutare suo padre a riparare la sua bicicletta; potrà lavorare e guadagnarsi una paga, e con quella paga sarà in grado di invitarti a cena fuori, oppure affittare un appartamento e andare a vivere da solo”. Certo, a volte ci saranno delle difficoltà ma, come dicono i protagonisti dello spot, “Dopotutto è così per tutti, no?”.
Cara Futura Mamma, tuo figlio potrà essere felice, come lo sono io”.
Segue una romantica carrellata di abbracci tra questi ragazzi e le loro mamme.
Le motivazioni addotte dal Consiglio Superiore per l’Audiovisione francese in merito alla censura dello spot sono oggetto di polemica. Si afferma, infatti, che il video “non può essere considerato come un messaggio d’interesse generale e la sua finalità può apparire ambigua e non suscitare un’adesione spontanea e consensuale”. Inoltre l’authority ritiene che il film possa “disturbare la coscienza delle donne che, nel rispetto della Legge, hanno fatto scelte diverse di vita personale”.
Questo è il punto. Si ritiene che questo spot abbia finalità “pro vita” e, di conseguenza, “anti aborto”. Ciò significa che il messaggio contenuto andrebbe ad inserirsi nel delicatissimo dibattito sull’interruzione di gravidanza, indirizzando le donne in maniera subdola verso una posizione che, in qualche maniera, lederebbe la loro libertà di scelta.
Dal canto loro, gli ideatori del corto contestano questa visione dell’organo di controllo francese, specificando che il tema dell’aborto non viene toccato e che il messaggio dello spot è semplicemente la risposta ad una madre che ha già deciso di avere un figlio con la sindrome di Down. E in ogni caso CoorDown non si ferma alle dichiarazioni, tentando prima un ricorso – respinto lo scorso novembre – e poi lanciando una raccolta firme per chiedere al governo francese di intervenire per revocare il divieto.
Articolo di Manuel Tartaglia