Sperimentare la Vita Indipendente prima che diventi una scelta obbligata: il progetto della Fondazione Le Chiavi di Casa
Il tema del Dopo di Noi, ovvero dell’organizzazione della vita delle persone con disabilità nel momento in cui devono separarsi dalla famiglia d’origine, è delicato e vissuto con apprensione da figli e genitori: i primi, molte volte impreparati ad un’esistenza lontana dalle amorevoli attenzioni del nucleo familiare; i secondi, spesso convinti che nessuno sarà in grado di badare adeguatamente ai propri figli con bisogni speciali. Per questo motivo, in molti casi si rimanda il più possibile il momento della separazione, ignorando il problema e rischiando di ritrovarsi un giorno in piena emergenza.
Ben vengano, in tal senso, progetti come quello della Fondazione Le Chiavi di Casa, nata nel 2005 per volontà di alcune famiglie con figli disabili, già riunite nell’Associazione Idee ed Esperienze. L’Associazione si occupa dal 1999 di tempo libero e socializzazione, temi importantissimi ma che a lungo termine non coprono tutte le esigenze dei giovani utenti. Il Dopo di Noi, quella rimane la preoccupazione principale, e così, tramite la Fondazione e con il sostegno di Ausl, Comuni di Granarolo (Ravenna) e Castelmaggiore (Bologna), più altre istituzioni, partono i progetti di Vita Indipendente.
Attualmente sono stati organizzati tre appartamenti, naturalmente accessibili, in cui i giovani con disabilità possono sperimentare la vita senza i genitori, con tutte le responsabilità che questo comporta. Ovviamente questi inquilini con disabilità non sono soli, c’è del personale che li aiuta nelle attività quotidiane ove lo si renda necessario. Ma, a differenza di come accade in famiglia, qui sono i ragazzi a decidere orari e modalità degli interventi e a dare istruzioni a chi si occupa di loro. L’assistenza, insomma, non è vissuta in modo passivo, ma è uno strumento in mano agli inquilini per poter svolgere i propri compiti.
Da parte degli organizzatori c’è la volontà di ampliare gli spazi, ma soprattutto l’utenza, sono infatti alla ricerca di altri giovani con disabilità che vogliano mettersi in gioco e far crescere quella che sta diventando una vera e propria comunità.
La forza di questi progetti è nel tempismo: le persone disabili non vengono catapultate improvvisamente in questa nuova realtà, magari dopo un evento drammatico come la perdita dei genitori; semplicemente si trasferiscono in una nuova abitazione, con la possibilità di tornare indietro quando vogliono. E un domani, quando il passaggio a questa nuova dimensione sarà necessario, il tutto avverrà in modo naturale, con buona pace di figli “mammoni” e genitori apprensivi.
Articolo di Manuel Tartaglia