L’intensità dello sguardo, l’importanza della camminata, la determinazione nel portamento, tutte cose che ritroviamo in passerella. Modelle sfilano continuamente per mettere in mostra vestiti, creare tendenze e sviluppare pareri più o meno discordanti. Un abito rispecchia uno stile di vita e quando si parla di vissuto, per forza di cose, entra in gioco anche il quotidiano. Vedersi tutti i giorni, prima davanti ad uno specchio e poi per strada, in ufficio, con gli amici, indossando l’accessorio più importante: il sorriso. Lo diceva Audrey Hepburne, che con il suo fascino e i suoi lineamenti ha incantato attori del calibro di Gregory Peck e Humphrey Bogart, ed è convinzione di tutte coloro che hanno fatto dell’eleganza il primo tratto distintivo di bellezza. Volendo, però, passare dalle parole ai fatti, ogni modella è pervasa dai complessi che gli stereotipi portano dietro: non troppo grassa, non troppo magra, l’occhio in quel modo, lo sguardo in quell’altro. Dei paletti eccessivamente imposti dalla società, soltanto questo. A dimostrarlo, l’Associazione Abilissimi che prosegue nell’intento semplice ma affatto semplicistico di voler integrare persone con sindrome di Down nello status quo, facendole sfilare insieme a modelle professioniste. Stessa femminilità ed egual misura (non taglia, attenzione) in barba ai pregiudizi. Sabato 11 giugno, a Trevignano, c’è stata una sfilata che ha messo nero su bianco – non soltanto attraverso gli abiti – questo proposito: l’integrazione passa anche per un bel vestito. Se l’abito non fa il monaco, sicuramente fa bene a chi lo indossa perché esprime appieno il proprio modo d’essere.
Una serata all’insegna del divertimento e del sociale che non è partita sotto i migliori auspici, come ha sottolineato il Presidente dell’Associazione Angelo Vegliante: “E’ stata una serata con paura del maltempo perché è iniziato tutto con un freddo tremendo, minacciava pioggia, ed essendo all’aperto la gente è arrivata un pochino in ritardo. Certo, quando la serata s’è scaldata e hanno iniziato a sfilare le ragazze di Abilissimi, abbiamo avuto un grande riscontro. Una bellissima impressione di tutto quello che è accaduto, hanno sfilato ragazze con sindrome di Down, si è parlato in maniera molto leggera d’integrazione sociale: secondo me, continuare a parlare di diversità stanca un po’ tutti. Bisogna capire che non esistono barriere, non devono esistere pregiudizi o preconcetti: ognuno può fare ciò che ama, vogliamo sfilare, sfiliamo. Vogliamo ballare, balliamo. Vogliamo cantare, cantiamo. Non esistono limiti per nessuno, oggi è stata l’ennesima dimostrazione che ogni cosa si può fare: questi ragazzi hanno fatto due ore di prove e hanno dimostrato che tutti possono essere Abilissimi. Noi, inoltre, abbiamo dei corsi di ballo e recitazione. Da settembre riprenderemo i corsi di tango argentino, ospitati da Roma12, facciamo dei corsi di portamento – tenuti da Francesca Del Toro – sempre con il proposito dell’integrazione. Abbiamo in programma di fare una sfilata a Cinecittà Due, insieme a Marco Calogero. Questa è stata la seconda puntata di una storia che andrà avanti da qui fino a tantissimo, spero. Con noi ha collaborato Lando Catena e la Sediin spa che ci è sempre vicina in questi momenti, ringrazio lui perché abbiamo avuto l’opportunità di venire qui a Trevignano ed avere dei sostentamenti economici per l’organizzazione”.
Non solo moda, con abiti realizzati per l’occasione ed acquistabili presso stand appositi (l’intero ricavato è stato devoluto all’Associazione), anche danza – con le esibizioni di Eleonora Puglia e Francesca Del Toro – musica e intrattenimento – insieme ad Alexandra Filotei (madrina dell’evento) e Poeta Beta –. La comicità femminile e irriverente della Filotei ha rallegrato il pubblico, riportando alla mente le sue performance più celebri: ”Io faccio molte serate ma non mi era mai capitata una sfilata dove veramente sono tutti uguali. Noi lo diciamo, però, poi nella vita di tutti i giorni purtroppo non è sempre così. Questa sfilata ci insegna proprio che serve un cambiamento di mentalità, è stata una bella festa ed emozionante a farcelo capire ancora meglio. Oggi ho riportato sul palco ‘Lady Garbatella’, la donna che vuole fare a tutti i costi televisione e poi ho fatto un mio monologo classico: le fatidiche tre parole che pronunciano le donne davanti ad un armadio pieno: “Che me metto?”. Sono, poi, a teatro con uno spettacolo dove interpreto sei personaggi. Sei amiche unite da un gran segreto, molto comico, scritto interamente da me”. Il cabaret ha, successivamente, prestato il fianco alla danza e al canto: Eleonora Puglia – attrice e ballerina professionista – si è esibita in una coreografia creata sulle note di Tumbalalaika: “E’ stata una grande emozione, sento molto questi ragazzi e ballare per loro è stato un onore. In veste di ballerina, stasera ho portato una coreografia particolare che è nata quando ho visto il film ‘Prendimi l’anima’ di Roberto Faenza. Essendo una cinefila, mi sono innamorata della colonna sonora. Questa canzone ebrea – Tumbalalaika – sulla quale ho ricreato in passi di danza il percorso che hanno subito gli ebrei: dal castigo che gli è stato inferto sino alla liberazione”.
Infine, la voce di Poeta Beta (al secolo Francesco Troiani) ha emozionato i trevignanesi con tre pezzi, di cui uno tratto dal suo primo lavoro ufficiale “Once upon a time”, un mixtape di dieci tracce in chiave storico fiabesca: “Ogni canzone è una storia, io incarno una sorta di narratore e oggi ho presentato una traccia che si chiama ‘L’amore è immortale’. Sono un artista emergente, in studio ci vado da Settembre scorso. Da quasi un anno porto avanti il mio lavoro autoprodotto. Cerco di entrare a tutto tondo nella scena Hip Hop italiana, sto lavorando con i Santa Sangre, hanno creduto in me ed è nato un bel prodotto. Adesso speriamo dia i suoi frutti quest’estate”. Un insieme di performance e performer ha dato vita ad una serata inedita che sicuramente ha permesso di fare progressi dal punto di vista integrativo e sociale. Musica emergente, danza popolare mista alla leggiadria di professionisti, moda ed eleganza a testimoniare che l’uguaglianza passa soprattutto attraverso la normalità disarmante di momenti come questi.
Articolo di Andrea Desideri