Luci basse, suoni ridotti al minimo, porte scorrevoli ferme: la cosiddetta “Quiet Hour” è il momento della giornata in cui le persone con autismo – e non solo – possono aggirarsi per il supermercato senza stress
AGGIORNAMENTO DEL 28/06/2019: La Quiet Hour arriva oggi anche a Roma. A sperimentarla è l’ipermercato Carrefour di via Niccodemi, 99, all’interno del centro commerciale Bufalotta.
L’autismo è difficile da capire da chi non ne è costantemente a contatto: un’ombra sul comportamento del bambino, di cui si può averne la certezza solo dai due anni in poi. Da quel momento, il modo di gestire la vita propria e del bambino, cambia per sempre. Non è errato dire che questo disturbo neurobiologico possa comportare aggressività, scarsa autonomia fisica ed interazionale e/o comportamenti particolari e molto ripetitivi. Tutte queste problematiche esulano dalla quotidianità e possono quindi rendere difficile relazionarsi e comprendere persone con disturbi dello spettro autistico. Addirittura, molto spesso, l’autismo spaventa al punto da esser scambiato per maleducazione, violenza o stupidità. Eppure, se si andasse un pochino più in profondità, si scoprirebbe quanto sia vasto e sfumato il mondo dell’autismo. Un mondo fatto di gradazioni ed intensità differenti del disturbo, in cui ognuna di queste persone, ha solitamente un preciso senso logico per motivare i propri comportamenti. L’autistico ad alto funzionamento intellettivo (capacità di ragionamento logico, consapevole della propria condizione), spesso si autodefinisce come un “extraterrestre” in una società fatta alla base da interazioni e relazioni sociali, da convenzioni e da imprevedibilità. Questo è esattamente tutto ciò che crea ansia e fastidio negli autistici, ecco perché c’è chi cerca di agevolarli creando spazi più sereni per loro, dove poter esprimere sé stessi e applicarsi nelle varie attività, senza essere messi sotto pressione.
Da queste premesse nascono iniziative come la “Quiet Hour”, attiva già da qualche anno in una catena di supermercati del Regno Unito e che permette di fare una “spesa quieta”. Infatti, i genitori sanno quanto a volte possa risultare complicato portare a termine anche un’azione semplice come la spesa, con dei figli autistici. Ecco allora che le luci si abbassano, le porte scorrevoli si fermano e di rumori e voci quasi non se ne sentono più, in questa ora di pace. In Italia, la possibilità di fare la spesa in queste condizioni, è stata permessa per la prima volta nel 2017 dal Carrefour situato all’interno del centro commerciale Friuli di Tavagnacco, in provincia di Udine. La presidentessa dalla Onlus Progetto Autismo FVG, Elena Bulfone, che al tempo domandò a più di una catena di grandi magazzini di realizzare questa iniziativa, si è detta grata della gentilezza del direttore del Carrefour. Cosa che, si è resa conto, non deve essere così scontata. La promessa del supermercato di Tavagnacco è mantenuta tutt’oggi, tanto da avere attualmente vari turisti austriaci e sloveni, ad usufruire del servizio. Inoltre, anche adulti ed anziani con altri tipi di disabilità sensoriali e mentali – ma anche mamme con bambini piccoli, che solitamente non vengono considerati come soggetti disturbati da luci e suoni troppo forti – ne sono ampiamente soddisfatti.
È stata anche creata un’applicazione scaricabile su smartphone, chiamata “Ora quieta” che permette di monitorare i possibili cambiamenti dalle fasce canoniche settimanali del lunedì – dalle 10:00 alle 11:00 – e del mercoledì – dalle 17:00 alle 18:00 – della Quiet Hour. L’iniziativa proposta dalla Onlus, è stata accolta molto positivamente, dando atto di una forte sensibilità al tema, se messa in luce e portata ad essere toccata con mano.
In futuro, si spera che l’Ora Quieta possa approdare anche in altri supermercati italiani, permettendo così un insegnamento di comprensione e civiltà: non è escludendo o nascondendo il problema, che si risolve. Il problema si risolve educando al rispetto di ogni tipo di diversità. Perché ognuno di noi ha il diritto di sentirsi integrato nella società, facendo ciò che ci fa sentire il più normali possibile.
Articolo di Angelica Giordano