Avventure impossibili sulla carta, imprese fuori dal comune, un coraggio da leoni: sfidare i limiti del proprio corpo con gli sport estremi. Ecco alcuni illustri esempi.
Bisognerebbe riqualificare il concetto di sport per le persone con disabilità: non si tratta solo di una forma di terapia fisica, dove l’individuo riacquista, in parte, una propria indipendenza motoria; bensì, siamo di fronte alla possibilità di sfidare sé stessi, e le proprie limitazioni fisiche, per dimostrare quanto una “carrozzina” non sia una condizione limitante.
TREKKING – È vero, una menomazione fisica può essere un freno, nella vita e nella pratica sportiva. Roberto Bruzzone, amputato sotto il ginocchio della gamba destra a seguito di un grave incidente in moto, non la pensa così: due ascese del Gran Paradiso, il Cammino di Santiago de Compostela (800 km in soli 26 giorni), il Kilimangiaro, l’ascesa dei quasi 7mila metri dell’Aconcagua, la traversata della Corsica (454 km in 22 giorni), la traversata del Deserto “rosso” della Namibia (Namibia, 240 km in 9 giorni con 50 gradi di giorno e -17 di notte), la traversata dal Perù alla Bolivia (quasi 2mila km in 88 giorni) e, prossimamente, percorrere 100 km in 24 ore. Dal 2006 a oggi, queste le imprese dell’atleta dalla gamba d’acciaio che, anche grazie alla notorietà acquisita, sensibilizza sull’importanza di superare i propri limiti, in veste di protagonista del progetto Noi Ambasciatori, iniziativa con la quale porta in giro per l’Italia otto sportivi amputati. “Sono sempre stato uno sportivo e, quindi, anche da amputato, mi sono dedicato a questa passione” – spiega l‘atleta, come riportato da MBNews.
PARACADUTISMO – Ehsan Ellahi Cheema, per tutti “Cima”, vive a Torino da quasi sette anni, ma è nato vicino Lahore, in Pakistan, nel 1989, in un paesello di circa tremila abitanti, dove la nascita dei bambini con disabilità i bambini viene vista come una sciagura, e Cheema è venuto alla luce con una malformazione tale da esser rifiutato dai suoi genitori, eccetto dalla nonna. Poi la svolta a Torino: arriva la prima indipendenza, l’università, la casa e la carrozzina elettrica. E, nel novembre 2016, l’emozione a cardiopalma, gettarsi nel cielo da un’altezza di 4000 metri: grazie alla scuola Sky Dream Center di Cumiana, un centro convenzionato con il Cus Torino, Cima ha potuto abbracciare l’ebrezza di lanciarsi nel vuoto – in tandem – senza l’uso della carrozzina. “Volevo provare a sentirmi come un uccello nell’aria, come superman – ha affermato il giovane pakistano, come riportato da La Stampa Torino -. Anche se per me tutti siamo superman”.
TUTTO E… DI PIÙ – Una vita spericolata iniziata a 16 anni, quando rimase vittima di un incidente in moto che gli ha causato una lesione al midollo, costringendolo sulla carrozzina. Oggi Giuseppe Sircana, quarantaduenne di Sassari (Sardegna), mostra come la sua condizione non sia un limite per provare le sfide più estreme: ha saltato da 175 metri per fare bungee jumping dal ponte di Foza di Asiago, si è immerso nelle acque del Mar Rosso in Egitto e si è lanciato con il paracadute da un aereo. Nel mentre viaggia per tutto il mondo, visita le diverse parti dei continenti raccontando i suoi tragitti. “Ho imparato a essere autosufficiente e a cavarmela da solo – ha spiegato Giuseppe, come riporta Redattore Sociale -. Così una volta tornato a casa [dopo una serie di interventi in Germania, ndr] mi sono rimboccato le maniche e ho iniziato a tenermi impegnato e a fare qualunque cosa”. Quale sarà la prossima sfida… estrema?
Articolo di Angelo Andrea Vegliante