L’esordio alla regia di Andy Serkis porta sul grande schermo la storia di un personaggio chiave nella conquista dei diritti delle persone con disabilità, Robin Cavendish
Il 16 novembre 2017 esce nelle sale italiane Ogni Tuo Respiro (titolo originale Breath), che racconta la vera storia di Robin Cavendish (Andrew Garfield) e di sua moglie Diana (Claire Foy). Prodotto da Jonathan Cavendish, figlio della coppia, si tratta di un film che abbiamo trovato non solo di buona fattura e piacevole da seguire, ma che ci sentiamo di premiare per l’importanza delle tematiche affrontate. Malattia, disabilità, qualità della vita, diritti, mobilità, inclusione, cura della persona, relazioni, fine vita, ma soprattutto Vita Indipendente: sono tanti i temi cari alle persone con disabilità, che vengono affrontati nel film. Temi attualissimi ma poco in voga tra il grande pubblico, che invece per un paio d’ore viene a contatto con mondo che non tutti conoscono.
Ogni Tuo Respiro ci riporta nell’Inghilterra degli anni Sessanta, dove un giovane di ottime speranze, con una splendida moglie in attesa di un figlio, si ammala di poliomielite. In pochi giorni il suo destino prende una piega inaspettata e si ritrova immobile su un letto d’ospedale, collegato ad un respiratore a seguito di una tracheostomia. I medici prevedono per lui qualche mese di vita in ospedale, in attesa che si spenga da un giorno all’altro: questo, all’epoca, era l’unico destino immaginabile per un individuo nelle condizioni di Robin Cavendish. L’amore e la caparbietà di Diana (una vera e propria “care giver familiare” ante litteram), unitamente all’intraprendenza del suo gruppo di amici, porterà Robin fuori dall’ospedale, per poter continuare a vivere dignitosamente nella propria casa, contro il parere del direttore sanitario. I malati, a quei tempi, dovevano stare in ospedale, non era pensabile trasferirli fuori.
Ben presto, le mura di casa, per quanto piene d’amore e più accoglienti rispetto all’ospedale, cominciano a stare strette a Robin. Ed ecco la trovata geniale, realizzata dall’amico Teddy Hall: una sedia a ruote con un respiratore a batteria, che avrebbe permesso all’uomo di uscire in giardino, all’inizio, per spostarsi poi sempre più lontano, fino a girare il mondo con la propria famiglia.
Una vita ricca, quella di Robin Cavendish, piena di conquiste che oggi qualcuno potrebbe dare per scontate, ma che nel mondo di cinquant’anni fa rappresentarono un punto di rottura. Prima di lui non era previsto che una persona con una grave disabilità potesse lasciare una struttura sanitaria; faceva impressione vedere un individuo in carrozzina per strada; non era concepibile che un uomo tracheostomizzato potesse decidere della propria vita, fino alla fine. Già, perché Cavendish è stato un pioniere anche in questo, dando precise disposizioni su come e quando intendesse porre fine alla propria esistenza.
Vale la pena conoscere la storia vera di Robin, Diana e i loro amici, persone coraggiose e lungimiranti a cui, in qualche modo, dobbiamo riconoscenza per tanti dei diritti conquistati fino ad oggi, per gli ausili che tutt’ora utilizziamo, per i mutamenti che hanno ispirato nella società, consci che c’è ancora molto lavoro da fare e che la loro eredità non va sprecata. E vale la pena promuovere film come Ogni Tuo Respiro, che ha il pregio di divulgare in modo sobrio, lontano dal dramma di Mare Dentro o le risate di Quasi Amici, un pezzetto importante di storia umana.
Articolo di Manuel Tartaglia