Un servizio igienico per le persone con disabilità risulta completamente inaccessibile in maniera sbalorditiva e ironica. Eppure esiste una vecchia legge che disciplina minuziosamente in materia.
Quando parliamo di accessibilità, spesso i pensieri volano a temi più conosciuti: parcheggi riservati alle persone con disabilità occupati da chi non dovrebbe, stadi non adatti ad accogliere carrozzine, edifici senza montascale e via discorrendo. Ma, come abbiamo sollevato poco tempo fa, c’è una questione che non è ancora divenuta di dominio pubblico: i bagni pubblici riservati.
Quando parliamo di un servizio igienico dedicato alle persone con disabilità, possiamo fare un parallelismo con i posti auto: molto spesso, c’è qualcuno o qualcosa che non dovrebbe essere lì. Ovviamente, sempre se il wc in questione è raggiungibile.
Siamo andati nei bagni del Burger King di via Ostiense, a pochi minuti dalla stazione Piramide, linea B della metro di Roma. La prima cosa che abbiamo notato è stata la presenza di una lunga scalinata vicino al gabinetto dedicato. Vi basti sapere che quelle scale sono l’unica via di accesso per il servizio igienico, non ve ne sono altre. Quindi, una persona seduta su una carrozzina manuale o elettrica o con forti limitazioni fisiche non potrà mai usufruire del loro bagno, a meno che non accada un miracolo che gli faccia superare l’ostacolo. Oltretutto, il servizio igienico in questione è un bagno condiviso con quello delle donne, non ve ne sono due separati, mentre quello degli uomini non presenta nessuna segnaletica per le persone con disabilità. Decisione che può creare un enorme disagio agli utenti.
Mettiamo caso, però, che una persona con disabilità riesca nel prodigio di arrivare al bagno: la scena che si presenterebbe di fronte ai suoi occhi sarebbe oltremodo imbarazzante. Partiamo dal lavandino, posizionato ad una buona altezza, con una maniglia sulla sinistra, e con ben due tratti negativi, da pennarello rosso. Come possiamo analizzare nella foto seguente, il contenitore del sapone, lo specchio e l’aria per asciugarsi le mani sono inarrivabili, in quanto posizionati ad un’altezza improponibile per chi siede su carrozzina. Inoltre, per azionare l’acqua del lavandino, bisogna pigiare col piede una leva posta sul pavimento: ma come può una persona con una disabilità motoria azionare tale marchingegno?
L’unica cosa che ci lascia piacevolmente stupiti è il water: esibisce ben due sbarre laterali dove potersi aggrappare, e una di queste può anche essere abbassata. Certo, resta il fatto che il primo vero ostacolo sarebbe superare le scale e raggiungere il gabinetto. Ma queste sono mere sottigliezze.
Abbiamo preso in esame solo un bagno inaccessibile poiché rappresenta un caso veramente eclatante, ma non è l’unico. Basta fare un giro nei vari ristoranti, nelle zone di ristoro o semplicemente in luoghi dove il bagno è sempre presente: in vari casi il bagno riservato c’è, ma presenta tantissime problematiche, come l’assenza dei corrimano e dei lavabi posizionati alle altezze giuste.
Eppure il decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 14/6/1989 n. 236 è abbastanza chiaro – anche se non proprio recente: ci deve essere uno spazio adeguato per il movimento delle persone, anche in carrozzina; si devono prevedere spazi adeguati per gli apparecchi sanitari (davanti al lavabo e a lato del wc); il lavabo e il wc devono essere adeguati per l’utilizzo da parte delle persone con disabilità; si devono prevedere punti di appoggio per trasferimento dalla carrozzina in prossimità degli apparecchi; si deve prevedere un campanello per le chiamate di emergenza; i rubinetti devono essere dei miscelatori a leva, in modo che risultino di facile manovra; la serratura del bagno, da realizzare con una manopola da girare e non con la chiave, deve essere grande per venire usata anche da chi ha difficoltà alle mani ed in caso di emergenza deve poter essere aperta dall’esterno. Insomma, informarsi e adeguarsi a seconda della normativa non è poi così difficile.
Articolo di Angelo Andrea Vegliante