Parafrasando il nome di una nota organizzazione non profit, oggi dovremmo dire “vorrei prendere il filobus”
A Milano, mercoledì 19 febbraio 2020, alla fermata di viale Romagna-largo Rio De Janeiro, direzione periferia sud-est, poco prima di mezzogiorno, la signora Graziella Biondino, sessantasette anni, disabile al 100% in carrozzina, attende il filobus 90 che la riporterà a casa dopo una mattina passata a sbrigare pratiche burocratiche.
All’arrivo del mezzo, l’autista ha sistemato la pedana per permette alla donna l’accesso allo stesso. A quel punto i passeggeri le hanno urlato di tutto: “Sono sconcertata, mai visto nulla di simile”, dice la signora Biondino in un’intervista a Il Giorno della città meneghina.
“Sono stata insultata dai passeggeri – continua la donna con disabilità – che erano a bordo perché il mezzo era pieno e non volevano che io salissi. Mi hanno urlato ‘Disabile di m…’, ‘Che cosa fai in giro?’, ‘Noi dobbiamo andare a lavorare’. Erano tutti contro di me: italiani, stranieri, giovani, meno giovani. Il filobus era pieno ma c’era comunque posto per tutti. Non volevano spostarsi, secondo loro io sarei dovuta rimanere a terra. Solo l’autista mi ha difeso e ha lanciato l’allarme, facendo intervenire gli addetti della Security ATM. Li ringrazio tanto perché mi sono sentita protetta”.
La signora, che vive in una casa Aler (Azienda Lombarda Edilizia Residenziale), ha dapprima raggiunto la sede dell’azienda in viale Romagna “dove avrei dovuto portare la documentazione per il censimento”, spiega. All’andata non c’è stato alcun problema. Sbrigata la pratica negli uffici, è tornata alla fermata del filobus 90 per tornare indietro. “E lì è successo quello che mai mi sarei immaginata – prosegue -. All’arrivo del mezzo, l’autista è sceso per sistemare la pedana per poter salire con l’operatrice sociosanitaria che mi assiste. Ma a bordo sono subito partite le proteste: una signora con un bambino aveva il passeggino aperto e, capendo che avrebbe dovuto chiuderlo (cosa che poi non ha fatto), si è lamentata. Con lei, tutti gli altri: nessuno si voleva spostare per farmi raggiungere la postazione in cui avrei dovuto sistemarmi. E sono partiti gli insulti. Quelli mi hanno fatto più male. Invece di aiutarmi, le persone volevano che restassi a terra.
“L’autista – continua la Biondino – ha preso le mie difese, dicendo agli altri passeggeri che non sarebbe partito se non si fossero spostati, che non avrebbe lasciato una disabile a terra. Controvoglia la gente si è quindi scansata. Il conducente nel frattempo aveva allertato la centrale: alla fermata successiva si è presentata la Security ATM e c’è stato il fuggi-fuggi. Io poi sono stata scortata dagli addetti fino alla fermata di piazzale Cuoco, dove sono scesa. Ero davvero scioccata, loro mi hanno tranquillizzata. Ma resto allibita davanti a tanta cattiveria”.
La signora con disabilità si è detta intenzionata a continuare le sue attività sociali a supporto delle le persone più fragili del quartiere ed a organizzare pomeriggi di festa per i bambini: “Continuerò a spargere bontà nel mio piccolo. La cattiveria non deve vincere”.
(Giuseppe Franchina)