Il nostro reportage dal Disability Pride, che si è celebrato il 14 luglio in molti paesi del mondo. FinestrAperta.it ha documentato quello di Roma
Un’occasione di riflessione nel cuore di Roma. Il 14 luglio ha sfilato per le vie del centro storico di Roma il Disability Pride, una parata contro barriere e pregiudizi, che sostiene una cultura sensibile ai bisogni di tutti e reclama lo sviluppo di città sostenibili, accessibili e a misura d’uomo. La manifestazione si è svolta in contemporanea in diverse città del mondo.
Abbiamo partecipato all’evento, giunto alla sua quinta edizione, raccogliendo le parole dei partecipanti.
L’organizzatore della manifestazione. Carmelo Comisi è il presidente del Disabiliy Pride e l’organizzatore di questa festa accessibile e dedicata a tutti, i cui obiettivi sono: cambiare la percezione della società verso la disabilità, promuovere l’inclusione delle persone con disabilità e contribuire alla creazione di un mondo sostenibile, equo e accessibile. Il presidente ci spiega come la manifestazione sia giunta alla quinta edizione. La prima, Handy Pride, nacque cinque anni fa per scherzo nella provincia di Ragusa, dove Comisi abitava. Quell’anno Carmelo era venuto a sapere che a New York veniva celebrato questo evento e, messosi in contatto con i responsabili, organizzò la sfilata per l’anno successivo, nella stessa ora, a Palermo. L’anno seguente si aggregò all’iniziativa la città di Brighton, mentre la sfilata italiana si tenne a Napoli. Dalla successiva edizione al Disability Pride si è aggiunta anche la città di Dakar e la manifestazione nazionale è stata portata nella Capitale, attirando l’attenzione di media nazionali.
Ma l’organizzazione ambisce a crescere: “Siamo interessati a creare un’associazione internazionale o una fondazione. Purtroppo, le nostre realtà partono dal basso: non abbiamo grandi finanziatori né sponsor e nel mondo che vogliamo cambiare servono i soldi. Con i numeri che stiamo riuscendo a portare in piazza, speriamo di attirare l’attenzione di sponsor per fare il salto di qualità”. L’evento di luglio, infatti, rappresenta il momento centrale di una campagna permanente di informazione, sensibilizzazione e attività che contribuiscono durante tutto l’anno a stimolare pratiche virtuose.
Nessuno escluso. Il messaggio lanciato parte dalla considerazione che una comunità può davvero considerarsi tale solo quando sa ascoltare, comprendere e valorizzare le diversità e le fragilità di tutti i settori sociali, di cui la disabilità è solo una parte. Carmelo ci spiega con una frase il significato di #inclusivopresente, l’hashtag del Disability Pride di quest’anno:
Vogliamo l’inclusione, e la vogliamo ora”.
La denuncia dei non udenti. È presente alla sfilata Emergenza Sordi APS, organizzazione non profit costituita da specialisti sordi della comunicazione inclusiva. “Siamo qui per richiamare l’attenzione sui problemi delle persone sorde”, ci spiega Luca Rotondi, presidente dell’associazione. “Nella nostra società mancano servizi dedicati, dagli allarmi per situazioni di emergenza ai servizi di traduzione negli ospedali. Siamo disabili, ma la nostra disabilità spesso è invisibile”.
Al loro fianco sfila LISsubito!, movimento che combatte per il riconoscimento della lingua dei segni. Luigi, vicepresidente del movimento, pone l’accento sulla necessità di sostenere l’accessibilità all’informazione, alla comunicazione e ai servizi per le persone non udenti e ci illustra solo alcuni degli ostacoli in cui quotidianamente si imbattono le persone sorde: “Le maggiori difficoltà che abbiamo sono nella comunicazione: ospedali, musei ed enti pubblici non sono attrezzati, obbligandoci a organizzarci autonomamente e a nostre spese”.
L’esperienza teatrale in modo diverso. Al Disability Pride sono presenti anche gli attori e i coordinatori della Compagnia degli Imprevisti, compagnia di teatro integrato nata otto anni fa da un gruppo composto da ragazzi e adulti, normodotati e con diverse abilità. “Al centro del nostro lavoro ci sono le differenze: superandole, ne facciamo il nostro punto di forza”, ci spiega Lisa Capo, membro della compagnia, che prosegue: “E siccome i limiti sociali con il tempo possono cambiare, chi lo sa quali saranno le differenze in futuro?”.
Una riflessione sul superamento degli stereotipi viene fatta dalla collega Samantha Biferale, della stessa compagnia, che invita a superare le forme e a guardare alle persone “valorizzandole senza etichettare, dare giudizi o guardare quello che manca, perché a tutti manca qualcosa”.
Il campione dello skateboard. La sfilata del Disability Pride è stata lanciata dall’esibizione degli skater a via dei Fori Imperiali, punto di ritrovo e di partenza della sfilata. Il wheelchair motocross è la disciplina di atleti su sedia a ruote oggi più in crescita. Nemanja Radicevic, che viene dalla Serbia, è un campione di questa disciplina. La sua carrozzina poco prima della sfilata, si è danneggiata. In attesa che venga riparata, per esibirsi Nemanja ne usa una di scorta. Di fronte all’imprevisto, ci stupisce dicendoci: “Dove c’è voglia, c’è forza”.
La sfilata. Dopo l’esibizione di skateboard, sedie a ruote e biciclette, il corteo è partito da via dei Fori Imperiali, ha attraversato il centro storico esponendo cartelli e indossando le magliette del Disability Pride con l’hashtag della manifestazione, ed è arrivato a piazza del Popolo, dove la festa si è sviluppata con intrattenimenti e spettacoli, tradotti in lingua dei segni, che si sono protratti fino a tardi. L’auspicio è che l’attenzione così festosamente richiamata stimoli pratiche virtuose nel nostro paese in tutti i settori, dalle istituzioni pubbliche agli esercizi privati, dalle amministrazioni locali ai cittadini.
Articolo di Irene Tartaglia
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