Sull’#IceBucketChallenge si è detto di tutto, si è guardato questo fenomeno mediale tramite diversi punti di vista e si è data voce a chi prima non poteva esprimere il proprio parere. Anche nella sezione Magazine del nostro sito abbiamo snocciolato il discorso sulla secchiata d’acqua ghiacciata in diversi modi (attraverso un articolo, un editoriale e un video). Ci sono però ancora alcuni fatti su cui possiamo interrogarci: si è veramente capito il messaggio sociale diffuso da questa iniziativa social? Si è realmente approfondita la tematica, magari scoprendo il nome dell’ideatore di questo evento, senza problemi di distorsione e confusione informativa? E tutto questo ha fatto conoscere meglio la Sclerosi Laterale Amiotrofica?
In particolare verrà presa in esame la ricerca sociologica #IceBucketChallenge, Il Passaparola della Pubblicità Social che sto conducendo per il corso Comunicazione Pubblicitaria della prof.ssa Sveva Magaraggia, nell’ambito della Laurea Magistrale Informazione, Editoria e Giornalismo (Dipartimento Fil.Com.Spe.) dell’Università degli Studi di Roma Tre. Tale ricerca sociologica è ancora in fase di studio, quelli che verranno presentati sono alcuni dei dati in continuo aggiornamento.
L’analisi sociologica ha basato il proprio studio su un questionario cartaceo, somministrato a più di 200 persone, divisi per sesso, tra maschi (61%), femmine (38%) e astenuti (1%) e per età, con soggetti minori di 18 anni (64%), tra i 18 e 30 anni (24%), tra i 30 e i 50 anni (9%), maggiori ai 50 anni (1%) e astenuti (2%). Attraverso poi delle domande chiuse e aperte, si è focalizzata l’attenzione sui diversi temi che ruotano attorno all’hashtag più popolare del 2014.
In primo luogo, agli intervistati è stato chiesto se conoscessero il fenomeno #IceBucketChallenge: il 12% ha affermato di NO, mentre l’88% ha confermato di averne sentito parlare. Ma di quest’ultimo gruppo, tra le risposte di carattere generale (è una doccia gelata, una campagna di sensibilizzazione sulla SLA, una raccolta fondi, ecc…) possiamo trovare risposte di tutt’altra interpretazione: è una malattia, un movimento di protesta, una propaganda. Questo sottolinea come già la condivisione di un semplice hashtag, senza specificare bene il messaggio, possa creare degli squilibri informativi.
Agli intervistati è stato chiesto anche se conoscessero l’ideatore di questo hashtag: nel gruppo del 14% che ha risposto SI troviamo diverse risposte, quali ALS, ragazzo americano malato di SLA, un ragazzo morto subito dopo, Dei ragazzi che volevano ricordare il loro amico morto malato di SLA, una società di beneficenza chiamata SLA. Capiamo bene che, a parte le prime due, le altre risposte sono da considerare errate. Tutto ciò sta a significare come, nel momento della condivisione del messaggio attraverso i video, non siano stati diffusi i nomi di chi abbia ideato e diffuso l’iniziativa sociale.
In seguito, alla domanda su dove fosse l’importanza di questo particolare evento sociale, la risposta più gettonata è stata Entrambe (da intendere come l’insieme delle risposte chiuse precedenti: Diffusione del messaggio & Possibilità di far donare più persone). Un dato che non lascia troppo spazio a diverse interpretazioni: questo hashtag ha un valore sociale, ma permette anche di incentivare una raccolta fondi che prima non era possibile.
Infine, possiamo soffermarci sulla richiesta di scogliere l’acronimo SLA. Il 19% ha dimostrato di saper scrivere Sclerosi Laterale Amiotrofica, mentre l’81% ha commesso errori grossolani: Sclerosi Laterale Ameotropica, Sclerosi Multipla, Sclerosi…, Sindrome…, Sclerosi Laterale Amorfica, eccetera. Anche qui, riscontriamo una carenza di approfondimento informativo, come se l’importanza della secchiata d’acqua gelata sia nella sua forma più che nel valore sociale in essa contenuto.
Da questi dati (in questo articolo non sono stati riportate tutte le analisi della ricerca in quanto è in via di aggiornamento, n.d.a.) possiamo trarre alcune certezze. L’#IceBucketChallenge è stato visionato e diffuso da moltissime persone, ma non si è approfondito l’argomento nella sua interezza. Pochissimi conoscevano chi avesse promosso questa iniziativa, ancora di meno conoscono cosa significhi l’acronimo SLA. L’importanza data è stata più alla visione della secchiata che a conoscere la malattia in sé. Sicuramente, la campagna di sensibilizzazione sulla necessità di raccolta fondi per la ricerca contro la SLA è stata interpretata in molti casi come tale, ma è mancato quel passo successivo di approfondire la tematica. Il che risulta strano nel contesto sociale in cui viviamo, visto che oggi il Web è un portale accessibile a tutti e trovare informazioni di questo tipo risulta un’operazione banale.
A discapito di quanto mostra la ricerca, Vincenzo Soverino, Vicepresidente Nazionale dell’AISLA, ha sottolineato in un’intervista a Radio FinestrAperta (la quale sarà oggetto di questa ricerca sociologica, n.d.a.) come l’importanza dell’iniziativa sia da ricercare nel meccanismo ultimo della campagna social: l’#IceBucketChallenge ha fatto parlare della SLA e ne sta facendo parlare ancora. L’importante è non fermarsi qui, e continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica non solo sulla SLA, ma sulle diverse tematiche del Terzo Settore, usando anche questi nuovi linguaggi che il mondo di Internet permette di creare. Per sentire l’intervista integrale e approfondire il punto di vista di una delle protagoniste inaspettate di questo hashtag, è possibile scaricare il Podcast.
Questo articolo non sintetizza in modo sociologico i dati riportati nella ricerca, ma vuole diffondere alcuni importanti concetti cari al mondo di Radio FinestrAperta e, più in generale, al mondo del Terzo Settore. Ogni giorno per parlare del sociale si pensano e si creano nuovi linguaggi, in quanto questo universo non è inserito come argomento primario nell’agenda del giornalista tipo. Per questo motivo, Internet è potenzialmente il miglior veicolo di diffusione degli argomenti legati alla disabilità. Nonostante i dati mostrino una conoscenza del sociale veramente scarsa, i fondi raccolti dall’ALS e dall’AISLA sono stati tanti, più del pensabile.
Al di là dei risultati, dunque, si può dedurre la realizzazione di un nuovo processo: se l’asticella dell’attenzione nei confronti del sociale viene alzata, la risposta che se ne trae è nettamente positiva sia in termini economici, in quanto la raccolta fondi risulterà importante, sia in termini culturali, in quanto testate giornalistiche, televisioni e radio parleranno di questo mondo, aiutando a diffondere la tematica sociale al suo interno.
E questo sarà, e deve essere, il dato positivo da cui si può ripartire per un futuro del sociale sempre più condivisibile e inclusivo.
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Si ringrazia la prof.ssa dell’Università degli Studi di Roma Tre, Sveva Magaraggia, per la possibilità di fare ricerca su questo argomento.
Si ringraziano il Dirigente Scolastico prof. Fattorini, il Collaboratore Vicario prof.ssa Ieni e le prof.sse Zaninotto e Mangiarotti del Liceo Scientifico Statale “Antonio Labriola”, i quali hanno permesso la somministrazione del questionario all’interno dell’Istituto sopracitato.
Si ringraziano inoltre tutti i partecipanti al questionario. I risultati completi della ricerca sociologica saranno presentati nell’ambito dell’esame del corso Comunicazione Pubblicitaria della Laurea Magistrale Informazione, Editoria e Giornalismo dell’Università degli Studi di Roma Tre.