La clinica Santa Lucia, da venticinque anni, è stata riconosciuta Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Ripercorriamo le tappe più importanti di questo percorso, grazie anche ad un evento che ha raccolto consensi, ricordi ed emozioni.
L’uomo, con la sua forza di volontà e alti ideali umani e sociali, sa compiere grandi imprese e raggiungere obiettivi che lo nobilitano.
Uno di questi uomini è stato Luigi Amadio che, nella Capitale d’Italia, ha creduto più di altri in determinate possibilità, tanto da perseguire tenacemente alcuni obiettivi importanti per restituire alle persone colpite da disabilità – acquisita o congenita – dignità, autonomia e protagonismo sociale. Così, compresa l’importanza della stretta sinergia che vi deve essere tra ricerca clinica e di base e la riabilitazione e la cura di una persona colpita da una patologia neurologica, ha trasformato la clinica Santa Lucia, facendola riconoscere quale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS). È passato un quarto di secolo da allora, venticinque anni in cui la disabilità è stata combattuta con ricerca scientifica di altissimo livello e interventi riabilitati da questa derivanti, frutto di una grande passione e attenzione per l’essere umano in quanto tale.
Quindi, Luigi Amadio, che ha guidato il Santa Lucia dagli anni Settanta fino alla sua prematura scomparsa nel marzo scorso, ha reso possibile ciò che molti in passato concepivano come un miraggio: riuscire a guardare avanti e oltre la disabilità, coltivando risorse ed impegno, soprattutto di giovani ricercatori, medici e riabilitatori per migliorare la vita di quelle persone che improvvisamente perdevano l’autonomia.
E’ per celebrare tutto questo che il 4 ottobre, è stato commemorato il venticinquesimo anniversario della trasformazione della Clinica Santa Lucia in Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. All’evento organizzato a tal fine, hanno preso parte eccellenze del settore neuroscientifico e neuroriabilitativo insieme a rappresentanti delle istituzioni. Un’ideale e collettiva stretta di mano, consapevole e determinata a voler (e poter) fare ancora grandi cose.
Sono intervenuti il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (presente anche alla presentazione del nuovo logo della Fondazione), e il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. È stata sottolineata – a più riprese – l’importanza degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico che nella ricerca biomedica rappresentano “una massa critica che ci viene riconosciuta anche all’estero”. Proprio per questo, il Ministro della Salute ha ribadito con fermezza: “Ho accantonato 11 milioni e mezzo di euro per il Santa Lucia. La norma sarà inserita nella Legge di bilancio. Spero di poter dare in questo modo, da parte del Ministero della Salute e del Governo, un supporto alla Regione e al Santa Lucia nell’esercizio delle sue funzioni”. Quindi, il primo segnale incoraggiante, che suona quasi come una raccomandazione e un monito verso la ricerca, arriva senza troppi convenevoli e giri di parole. Alla Lorenzin, fa eco Zingaretti che ha affermato la volontà di voler realizzare “un collegamento funzionale tra tutti i Reparti di Terapia Intensiva e il Santa Lucia in modo tale che l’Istituto sia integrato nella nuova rete assistenziale regionale che abbiamo approvato con tutte le ASL”. Successivamente, il Presidente della Regione ha aggiunto: “Oggi siamo nelle condizioni di costituire in tempi brevi un luogo di confronto affinché tutto ciò che ereditiamo da un passato turbolento possa essere affrontato con serenità nella costruzione di un nuovo modello di assistenza. Siamo pronti a garantire alla Fondazione Santa Lucia un consolidamento e uno sviluppo all’interno del sistema sanitario. Ora possiamo farlo perché i conti sono in ordine. Inizia un lavoro diverso, non segnato dalla rinuncia e dalla demolizione, ma da collaborazione, costruzione e per fortuna anche da investimenti”.
Possibilità, futuro e collaborazione, la massima apertura dimostrata dalle istituzioni è sicuramente un incentivo per i vertici del Santa Lucia che, attraverso il Direttore Generale Edoardo Alesse, dichiarano: “La presenza oggi del Ministro della Salute e del Presidente della Regione Lazio è un segno importante di attenzione alla Fondazione Santa Lucia IRCCS. Entrambi hanno manifestato la volontà di trovare una soluzione duratura che garantisca ai pazienti cure di neuroriabilitazione all’altezza della complessità delle patologie neurologiche e cognitive che trattiamo. In un contesto di regole certe la Fondazione è pronta a fare la propria parte. Dopo dieci anni di contenzioso amministrativo e civile è ora fondamentale che una soluzione si trovi in tempi molto rapidi”.
Il Santa Lucia, nel corso di venticinque anni, si è dimostrato all’avanguardia per quanto concerne le modalità riabilitative più avanzate, ma ha anche saputo approfondire gli stimoli e le novità che provenivano dalla ricerca psicosociale nel campo della disabilità. Infatti, Amadio, ha sempre tenuto viva la sua passione per lo sport intuendo l’importanza della competitività e del gioco di squadra anche nel complesso processo di riabilitazione. È stata così introdotta – dall’esempio americano – la sport-terapia, in sordina nei primi anni Settanta, ad opera del professor Antonio Maglio, fino ai diversi successi olimpionici degli atleti cresciuti nella palestra del sua clinica. Oggi, nel nostro Paese, lo sport è concepito (anche) come opportunità di evoluzione e formazione sociale grazie all’apporto fondamentale di questi personaggi. Carlo Di Giusto, attuale Direttore Tecnico della Nazionale Italiana di basket in carrozzina, prima giocatore e poi allenatore del Santa Lucia Basket, ha ricordato tutto ciò: epoche di grandi successi e riconoscimenti, accompagnati da prestazioni atletiche di grande rilievo. Quarant’anni legato ai colori gialloblù del Santa Lucia, che sono ormai per lui come una seconda pelle.
Rimanendo in tema di imprese sportive, ha fornito la sua preziosa testimonianza durante la manifestazione anche Andrea Pellegrini, medaglia d’oro nella sciabola, seguito da Clara Podda, medaglia d’argento nel tennis tavolo.
Un insieme di ricordi e aneddoti, un viaggio fra passato, presente e futuro per confermare ulteriormente quanto la volontà di pochi può trasformarsi in una certezza per molti. Ricordando le parole di Maria Adriana Amadio (sorella di Luigi, attualmente alla presidenza della Fondazione): “La cura dei malati è sempre stata la nostra eccellenza ma nel tempo la ricerca si è trasformata in una grande e strategica potenzialità”.
Articolo di Andrea Desideri